Bacheca 4

8. Acta S. Officii Bononie, 1291-1310,  Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, Ms. B 1856, c. 54r.            

9. Acta S. Offici Bononie, 1291-1310, a cura di L. Paolini e R. Orioli, Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo, 1982, v. I, p. 232

10. Corporazioni religiose soppresse, San Domenico, 187/7521, Testamento di Soldanus q. Castellani del Tetalaxinis, 1319 novembre 11, originale con sigillo

11. Miscellanea delle corporazioni religiose soppresse, b. 168, San Domenico, Testamento di Rogerius q. Blanchi de Galluçiis, 1315 settembre 18

12. Corporazioni religiose soppresse, S. Maria Nuova, monache domenicane, 127/694, Memorie del terremoto del 1779-1780, copertina originale e riproduzione della c1r.

Il rapporto fra la società cittadina bolognese e gli insediamenti domenicani è un tema di grande spessore storico e bibliografico, che certamente non sarebbe possibile sintetizzare in questa piccolissima mostra. Abbiamo scelto dunque di proporre alcune testimonianze del punto più sensibile e delicato di quel rapporto, rappresentato dal ruolo centrale dei frati predicatori nel tribunale dell’inquisizione, che, fra XIII e XIV secolo, generò forti tensioni con le istituzioni comunali e manifestazioni popolari di aperta contestazione, a Bologna in realtà meno violente che in altre realtà cittadine. Nel maggio del 1299, durante un tumulto contro l’inquisitore e i suoi collaboratori, il fabbro Oddo Lasagnoli fu udito pronunciare accuse molto gravi e circostanziate:

«Questi frati malvagi, verrà il tempo che il popolo li scaccerà da Bologna e io ci sarò quel giorno; ecco cosa fanno: quando un usuraio si ammala corrono da lui e lo blandiscono, e quando muore gli danno sepoltura a San Domenico e si tengono per sé i guadagni dell’usura invece di restituirli a chi ne avrebbe diritto... bisognerebbe bruciare loro, non gli eretici... la fede è perduta dacché ci sono i frati... sono ladroni cavati e si tengono amanti e concubine e poi ingannano le donne, chiedendo elemosine in cambio dell’assoluzione e quelle stolte li arricchiscono...».

Il fabbro bolognese fu condannato dal tribunale a una pena pecuniaria ben calibrata sulla sua situazione finanziaria. Le sue accuse tuttavia trovano puntuale conferma in numerosissimi testamenti di usurai conservati dall’archivio del Convento di San Domenico.

L’ultimo documento esposto, indubbiamente fuori dal contesto storico e tematico che accomuna i precedenti, è stato scelto perché rappresentativo del ruolo di grande rilievo interpretato dal monachesimo femminile domenicano nella società cittadina bolognese. L’anonima autrice delle Memorie del terremoto del 1779-1780, suora domenicana del Convento di S. Maria Nuova, ci ha lasciato infatti una cronaca puntuale e attentissima del lungo sciame sismico di quel biennio, descrivendo tutti i numerosissimi eventi, con date, orario, intensità e danni provocati dalle scosse, senza tralasciare osservazioni di grande interesse sugli effetti psicologici di quella situazione drammatica. Questo ha fatto del documento una fonte di grande interesse per sismologi e storici dei terremoti.