Sede di Imola
La Sezione di Archivio di Stato di Imola è stata istituita con decreto del Ministero dell’interno del 27 marzo 1972, ai sensi dell’art. 3 del D.P.R. 30 settembre 1963 n. 1409, e ha iniziato a svolgere la sua attività dal 1° giugno 1972, alle dipendenze dell’Archivio di Stato di Bologna.
La Sezione ebbe inizialmente sede presso la locale Biblioteca, in alcuni ambienti concessi in uso dall’amministrazione comunale. Nel 1987 vennero presi in affitto gli attuali locali di palazzo Dadina, dove però fu trasferita la sola documentazione di pertinenza statale. Da allora l’originario nucleo di fondi archivistici si è arricchito per il trasferimento dall’Archivio di Stato di Bologna di documentazione relativa al territorio imolese, e per alcuni cospicui versamenti da parte dell’Ufficio delle imposte dirette e della Pretura di Imola.
Il palazzo Dadina, di cui la Sezione occupa dal 1987 il piano nobile e alcuni locali seminterrati, è situato in via Giuseppe Verdi n. 6, a breve distanza dal complesso degli istituti culturali comunali. L’edificio fu fatto ricostruire dalla famiglia imolese dei Dadina sul finire del XVIII secolo, su disegno di Lorenzo Mattoni. Alla morte di Aurelio Dadina, avvenuta nel 1802, il palazzo passò ai parenti più prossimi, i Belmonti di Rimini. Nel 1817 fu acquistato ed ampliato dalla contessa Elena Ginnasi, che incaricò dei lavori i capi mastri muratori Paolo Dal Pozzo ed Elia Negri.
Nel 1943, alla morte della contessa Ginnasi, fu redatto un inventario (perizia Spadoni) che descrive dettagliatamente l’edificio, rimasto sostanzialmente immutato nella sua struttura fino ad oggi, con l’eccezione del loggiato del piano nobile, che affacciava originariamente sulla corte interna e fu successivamente chiuso.
Nel 1844 il palazzo fu acquistato dal conte Ignazio Codronchi Torelli, che ne fece la sua abitazione fino alla morte. Nel 1903 gli eredi lo vendettero a titolo privato alle monache domenicane di Imola, rimaste senza la loro sede storica all’epoca delle soppressioni postunitarie. Da allora l’edificio fu adibito a monastero femminile di clausura, finché nell’ottobre del 1955, per la progressiva riduzione del numero delle religiose, queste furono richiamate presso la casa di Alba in Piemonte e il palazzo ceduto a privati.
Rimasto libero per qualche tempo, negli anni ’80 è stato ristrutturato e, prima del trasferimento della Sezione, ha ospitato una scuola privata.