Bacheca 1

1. Statuto comunale, 1250, Libro V, rubrica 2, c. 26v. (Comune. Governo, 35)
De cereis dandis sancto Petro et sancto Apollonari et sancto Dominico et sancto Ambroxio

2. Statuto comunale, 1335, Libro IV, rubrica 100, c. 103v. (Comune. Governo, 43)
De celebratione festivitatum beatorum Dominici et Petroni

Nei primi statuti comunali, approvati nel 1250, si stabilisce di offrire a spese del comune 40 ceri e 50 libbre d’olio alle chiese di S. Pietro, S. Apollinare, S. Domenico, S. Ambrogio [e S. Francesco], in occasione delle feste dei rispettivi santi. Il provvedimento è di notevole rilievo, perché, a ventidue anni dalla canonizzazione di Francesco e a sedici anni appena da quella di Domenico, i due santi sono allineati nel culto civico a san Pietro, titolare della cattedrale di Bologna, e ad Ambrogio e Apollinare, patroni della chiesa metropolitana di Milano, di cui il vescovo di Bologna era stato suffraganeo nel V secolo, e di Ravenna, di cui lo era al momento della legislazione.

La normativa statutaria del 1335, approvata dopo la cacciata del legato pontificio Bertrando del Poggetto, segna il punto più alto del culto civico di san Domenico a Bologna. La rubrica dedicata agli apparati pubblici per le feste di san Domenico e san Petronio si apre con una solenne celebrazione delle virtù dell’ordine domenicano. Afferma infatti il testo statutario che i frati predicatori sono fonte di ispirazione per le anime di tutti i fedeli e pertanto la festa del loro fondatore Domenico dovrà essere celebrata con la massima solennità. In quel giorno il podestà, il capitano del popolo, gli anziani consoli e tutti gli uomini delle società delle arti e delle armi, con i loro vessilli, con le trombe e con tutti gli apparati, si recheranno alla chiesa di San Domenico per rendere omaggio alla tomba del santo. Poche righe al termine della rubrica stabiliscono che la festa di san Petronio dovrà essere celebrata nel modo e nei tempi consueti. Confermata negli statuti del 1352 e del 1357, la situazione sarà completamente ribaltata nei successivi Statuti del 1378, promulgati dopo la rivoluzione 1376 e la restaurazione del regime comunale “del popolo e delle arti”. In quella legislazione e in quella successiva del 1389, san Petronio e la sua leggenda diventano il fulcro del mito di Bologna repubblicana e comunale. All’esaltazione dell’antico vescovo, come autentico custode e protettore della città e del popolo di Bologna, diventa funzionale la velatura che ricopre gli altri patroni: Pietro, Paolo, Domenico, Francesco, Floriano ed Ambrogio, accomunati in un generico tributo di devozione.