1. Teodorico Borgognoni, 1205-1298: elementi biografici

Fra le pergamene dell’archivio del convento di San Domenico, conservate presso l’Archivio di Stato di Bologna, è stato di recente scoperto un piccolo ma interessante dossier documentario riguardante un importante chirurgo e ippiatra del Duecento italiano: Teodorico Borgognoni.

Nato a Lucca nel 1205, ultimo di quattro fratelli, nel 1214 Teodorico si trasferisce a Bologna
insieme al padre Ugo, medico condotto del Comune. Pur entrando assai presto a far
parte dell’Ordine dei Predicatori, Teodorico apprende da giovane il mestiere paterno:
questo lo porterà a raggiungere notevoli traguardi in ambito sia professionale sia
ecclesiastico. Nel 1240 pubblica il de Cyrurgia seu Fillia Principis, un trattato di medicina
pratica in quattro libri, che lo ha reso celebre per le innovazioni apportate nel campo
della anestesia e per la formulazione di nuove teorie riguardanti il trattamento, ad
esempio, delle ferite e delle lussazioni. Nel 1243, durante il pontificato di Innocenzo IV,
viene assunto in curia con la carica di penitenziere e cappellano ed è probabilmente
nel corso di questi anni che ottiene la dignità vescovile. Dal 1262 al 1266, infatti, viene
nominato vescovo della diocesi di Bitonto, dove tuttavia sembra che non abbia mai
risieduto. Trasferito successivamente alla Chiesa di Cervia, che regge dal 1266 alla
morte (1298), continua comunque a risiedere a Bologna. In questo periodo si dedica
alla stesura di un trattato di ippiatria in tre libri, intitolato Mulomedicina, incentrato
sulla cura delle malattie dei cavalli. Alla veneranda età di 93 anni, il 24 dicembre 1298,
nella sua casa in Borgo Richo (l’odierna via del Riccio), Teodorico Borgognoni muore,
lasciando un cospicuo patrimonio.


I documenti esposti, che costituiscono quasi l’intero dossier, sono stati prodotti proprio
nel periodo in cui Borgognoni occupava la cattedra cerviese. In generale, si tratta di
pergamene che testimoniano l’acquisizione e la gestione del patrimonio del chirurgo,
vescovo e ippiatra sia durante la sua vita sia dopo la sua morte (5). In questo contesto,
emerge un piccolo gruppo di pergamene inerenti le ultime volontà di Teodorico
Borgognoni che, per varietà e ricchezza dei contenuti, si configura come un insieme di
fonti storiche di fondamentale importanza per la ricostruzione degli aspetti legati alla
vita privata e alla conduzione della diocesi di Cervia, finora sconosciuti.
Il primo significativo documento di questo piccolo gruppo è la licentia testandi concessa
a Teodorico Borgognoni da papa Niccolò III il 16 aprile 1279 (2). Mediante la bolla
pontificia il vescovo ottenne la facoltà di disporre per testamento dei beni acquisiti
per via patrimoniale ovvero accumulati durante l’esercizio della propria attività
professionale. Una precisa regola, sancita già durante il III Concilio Lateranense del
1179, vietava, infatti, ai chierici di includere nel testamento quanto fosse di pertinenza
della Res Ecclesie e dell’ordine religioso di provenienza.


Passati quasi vent’anni dall’aver ottenuto dal papa il permesso di fare testamento, il
vescovo Borgognoni, sane mentis quamvis corpore debiles, detta al notaio di fiducia
Giovanni Damiani le sue ultime volontà. È il 17 ottobre 1298. Del documento, l’Archivio
di Stato di Bologna oggi conserva soltanto una copia autentica, esemplata il 26 ottobre
1313 (3). L’atto, oltre a recare precise indicazioni riguardo alla sepoltura, riporta una
lunga serie di disposizioni che delineano i contorni di un cospicuo patrimonio fatto di
case, terreni, rendite in natura e in denaro, libri e oggetti sacri che il vescovo destina a
favore di conventi e monasteri, di Bologna, di Lucca, di Cervia e di molte altre località,
a vantaggio dei più bisognosi, dei suoi famigliari, servitori e amici, nonché al suo
successore alla cattedra cerviese.


Dopo la stesura del testamento, al fine di evitare possibili e future controversie,
il vescovo Borgognoni chiede alla curia bolognese di interrogare quanti fossero a
conoscenza delle vicende legate alle sue numerose proprietà. La richiesta, presentata
dal procuratore di Borgognoni al vicario del vescovo di Bologna, è corredata dal lungo
verbale dell’interrogatorio condotto sulla base di una lista di trentasei argomenti
(intentiones) individuati da Borgognoni stesso. Le testimonianze, rese da tredici
testimoni nell’arco di nove giorni, tra il 1 e il 31 dicembre del 1298, sono registrate sul
lungo rotolo pergamenaceo (1) e rappresentano il vivido e interessante racconto dei
modi attraverso i quali il chirurgo, vescovo e ippiatra Teodorico è riuscito ad accumulare
il suo patrimonio e di come è riuscito a gestirlo nel tempo. Presagendo, inoltre, possibili
contestazioni da parte della curia di Cervia, Borgognoni chiede che i testimoni vengano
sentiti anche riguardo ad alcuni aspetti relativi al governo della diocesi romagnola,
dall’amministrazione e controllo delle rendite (saline comprese) e delle spese, al suo
tenore di vita, alla gestione di alcuni conflitti. Tutt’altro che infondati, i timori del
vescovo si tramutano in realtà quando nel 1300 il nuovo pastore della Chiesa di Cervia,
il francescano Antonio, impugna il testamento di Borgognoni chiedendo ai suoi eredi la
restituzione di alcuni beni (4). La causa, che durò un paio d’anni, si concluse, senza un
vero esito giudiziario, lasciando quindi inalterate le ultime volontà dello scaltro vescovo.

Documenti

1. Corporazioni religiose soppresse, S. Domenico 77/7411, notaio Franciscus Dominici Mascharonis, Bologna, 1298 dicembre 1-31, dicta testium
Il rotolo pergamenaceo, che, grazie a un recente ritrovamento, misura complessivamente 22 m e si compone di 31 pergamene, è stato scritto dal notaio bolognese Francesco di Domenico Mascaroni che appone la sua firma al termine del documento e in calce ad ogni singola carta. Le dichiarazioni dei testimoni, precedute dalla petitio presentata dal procuratore di Teodorico al vescovo di Bologna, sono raggruppate in capoversi corrispondenti a ciascuno dei trentasei argomenti affrontati nel corso dell’interrogatorio. Fra le persone convocate a testimoniare, tutte di estrema fiducia di Borgognoni, compaiono i fratelli, il notaio di famiglia Giovanni Damiani e numerosi frati Predicatori, che erano già stati nominati nel testamento come eredi o esecutori testamentari o che in passato avevano amministrato i beni del vescovo. Dal contenuto delle singole deposizioni emerge un patrimonio ancora più vasto e ricco di quello delineatosi con il testamento. Tra le varie testimonianze, inoltre, risultano di grande interesse storico quelle riguardanti le questioni legate alla Chiesa di Cervia e il racconto di alcuni aspetti relativi alla professione di chirurgo e di ippiatra, da cui si apprende che Teodorico ebbe modo di curare, fra gli altri, il cardinale Matteo Rosso Orsini, papa Martino IV e re Carlo II d’Angiò detto lo Zoppo.

2. Corporazioni religiose soppresse, S. Domenico 76/7410, R. P. n. 20, Roma, 1279 aprile 16, Licentia testandi, bulla plumbea cum filo canapis
Con questa bolla, papa Nicolò III concede a Teodorico Borgognoni la facoltà di disporre per testamento la destinazione ereditaria del proprio patrimonio ed in particolare dei beni e dei diritti che egli avesse personalmente acquisito prima di diventare vescovo e, a titolo privato, anche durante il proprio vescovato, escludendo dunque tutto quanto fosse attinente con l’amministrazione della Res Ecclesie. La deroga dal diritto canonico concessa con questa licentia testandi rispetto al divieto previsto per gli ecclesiastici era tanto più necessaria nel caso di Teodorico, frate domenicano e vescovo, perché gran parte del suo notevole patrimonio era stato accumulato proprio negli anni in cui egli occupava le cattedre vescovili di Bitonto e Cervia, benché fosse frutto della sua attività professionale di medico e di un’abile politica di acquisizioni e investimenti immobiliari.

3. Corporazioni religiose soppresse, S. Domenico 76/7410, notaio Iohannes Damiani, Bologna, 1298 ottobre 17, Testamentum nuncupativum sine scriptis
Il documento qui esposto è la copia autentica del testamento di Teodorico Borgognoni esemplata dal notaio Guido Zambonini il 26 ottobre 1313, in occasione dell’insinuatio del documento originale presso la camera actorum (l’archivio) del Comune di Bologna, alla presenza del podestà, Giovanni di Brodaio da Sassoferrato. Fra le prime disposizioni, così come stabilito nella licentia testandi, Borgognoni dà precise indicazioni riguardo alla sua sepoltura. Il corpo, trasportato su due baldacchini, dovrà essere custodito nella basilica di S. Domenico di Bologna nel sepolcro fatto costruire dallo stesso vescovo sul lato sinistro del presbiterio. Per far fronte alle spese del suo funerale, il vescovo lascia 100 lire di bolognini più altri fondi che dovranno essere spesi per il completamento della volta della cappella di S. Nicola ubicata in S. Domenico. Tra i numerosi lasciti, Teodorico dispone inoltre che i propri testi di medicina, una leggenda dei Santi e la sua copia della Summa Monaldi vadano in eredità ai suoi nipoti.

4. Corporazioni religiose soppresse, S. Domenico 76/7410, R. P. n. 26, notaio Gandulfinus Petri de
Corvaria, Bologna e Ravenna, 1300 ottobre 31 – 1301 gennaio 10, acta causae

Il documento in forma di rotolo contiene gli atti finali del processo che vide opporsi da un lato il francescano padre Antonio, successore di Teodorico Borgognoni alla cattedra cerviese, dall’altro alcuni eredi di quest’ultimo. Il nuovo vescovo, infatti, non riconoscendo come valide alcune donazioni fatte in vita, poi ratificate mediante testamento, dal Borgognoni a diversi istituti religiosi di Bologna e non solo, chiedeva al tribunale ecclesiastico di invalidare tali lasciti. L’esito della causa, tuttavia, sembra non aver mutato le ultime volontà di Teodorico, come dimostra il fatto che ancora nel 1313 i domenicani bolognesi erano in possesso del testamento e della piena titolarità dei beni in esso disposti. Anche in questo caso, come nel lungo rotolo delle testimonianze, il notaio Gandulfinus Petri de Corvaria disegna, proprio come un timbro, il suo signum notarii nel punto di congiunzione delle pergamene, così come lui stesso dichiara nella sottoscrizione al termine del documento.

5. Corporazioni religiose soppresse, S. Domenico 76/7410, 1264-1313, dossier Borgognoni
La busta contiene il nucleo principale del dossier riguardante Teodorico Borgognoni. Fra le carte in essa contenute, assume un certo rilievo la presenza di quattro rotoli pergamenacei connessi, con funzione procedimentale, al processo che nel 1300 fu intentato contro gli eredi di Borgognoni. Questo dato attesterebbe la diffusione in ambito ecclesiastico della peculiare prassi di redigere gli atti processuali in forma di rotolo, in controtendenza rispetto alle pratiche in uso presso il foro laico dove, già a partire dalla metà del XIII secolo, si diffonde gradualmente l’utilizzo del registro. Il dossier, dunque, oltre a configurarsi come una fonte storica di assoluto rilievo per gli aspetti legati alla vita, all’operato e al patrimonio di Teodorico Borgognoni, rappresenta anche una interessante lente d’ingrandimento sulle forme della documentazione e della gestione degli archivi della Chiesa bolognese, tanto più significativa se si considera che al momento la coeva documentazione originale del foro ecclesiastico risulta completamente dispersa.