6. I prati di Villafranca
«Sur quelle herbe avez vous marché?» (Su quale campo avete marciato?): fu la domanda rivolta da un incredulo Napoleone III ad un trafelato Gioacchino Pepoli, che, letteralmente di corsa, aveva raggiunto Torino da Bologna appena appresa la notizia dei preliminari di Villafranca. «Sur l’herbe de Villefrance, sire!» (Sul campo di Villafranca, maestà) fu la pronta risposta del marchese, cugino dell’imperatore e membro del Governo provvisorio delle Romagne (1).
Con quell’espressione stizzita, il Pepoli intese biasimare l’augusto parente per le condizioni imposte agli Stati dell’Italia centrale dall’armistizio concluso tra la Francia e l’Austria il 10 luglio 1859 e che pose fine alla seconda guerra d’indipendenza. Toscana, Modena, Parma e le Romagne sarebbero dovute tornare ai loro legittimi sovrani, mentre solo la Lombardia sarebbe stata annessa al Regno di Sardegna. Obblighi inaccettabili per il neonato Governo provvisorio, che proprio sulla promessa della definitiva indipendenza dallo Stato della Chiesa aveva fondato la propria credibilità e l’intero suo programma.
Già il 12 giugno 1859, lo stesso giorno della partenza dell’ultimo legato pontificio da Bologna, la prima Giunta provvisoria di governo aveva indirizzato a Cavour un telegramma che costituiva un’inequivocabile dichiarazione d’intenti: la città affidava «sé stessa e le proprie forze alla dittatura del re cittadino, dell’illustre campione d’Italia, Vittorio Emanuele secondo» (2), esprimendo la chiara volontà di partecipare attivamente alla guerra d’indipendenza nella quale l’esercito franco-piemontese aveva dato magnifica prova di sé a Montebello e Palestro.
Ora, dopo le sanguinose battaglie di Magenta e Solferino, l’imperatore sembrava sconfessare tutte le speranze suscitate nei patrioti italiani e li condannava ad una brutale restaurazione, che già a Perugia, il 20 giugno, aveva fatto strage. Strappata al sovrano la promessa che egli stesso si sarebbe fatto garante dell’indipendenza d’Italia, sua seconda patria, Gioacchino Pepoli chiese licenza di poter telegrafarel’esito dell’udienza ai membri del Governo provvisorio: «Se l’ordine attuale non sarà turbato, non vi sarà intervento. Imperatore tratta con papa separazione Romagna».
Citazioni bibliografiche e archivistiche
1. Gioacchino Napoleone Pepoli alla Giunta provvisoria di Governo, s.d. (Archivio di
Stato di Bologna, Gioacchino Napoleone Pepoli, Carte politiche, Governo provvisorio
delle Romagne, b. 13, Esteri).
2. Bando della Giunta provvisoria di Governo, [Bologna, 12 giugno 1859] (ibidem,
Stampe governative).
Della stessa mostra
Della stessa mostra