4. Garibaldi tra i bolognesi
Il 2 novembre 1848 il generale Garibaldi, sbarcato a Nizza nel giugno precedente, scrive da Livorno a Gabriele Camozzi, patriota bergamasco: «Carissimo Amico, io parto oggi per Firenze e di lì prenderò direzione per Parma, Modena e Bologna. Ho un centinaio d’armati e delle speranze…». Rimase a Firenze dal 3 al 6 novembre, poi partì in direzione dello Stato pontificio, come segnala una lettera di Pellegrino Rossi (1), spedita lo stesso 6 novembre alla Legazione di Forlì. Il 7 novembre una lettera da Firenze (2), indirizzata al legato di Bologna, cardinale Luigi Amat di San Filippo e Sorso, informa che erano partiti dal capolouogo toscano, al seguito del generale, solo 150 uomini dei 350 che l’avrebbero raggiunto più tardi «a fine di rendere meno imbarazzante la condizione delle autorità di quei luoghi per i quali devono esse
truppe transitare». Il 9 novembre Garibaldi giunge in località Filigare, sul confine fra i due stati, e nello stesso giorno parte un’altra lettera (3) dalla Segreteria generale legatizia di Forlì, diretta alla Legazione di Bologna, nella quale traspare l’apprensione delle autorità governative pontificie nei riguardi della spedizione garibaldina e la loro tendenza a consentirne un transito pacifico e rapido, e che non sollevi quel sentimento popolare patriottico ormai diffuso ed evidente.
Una certa ambivalenza fra cautela delle autorità ed entusiasmo del popolo nell’accogliere il generale caratterizza anche il passaggio di Garibaldi a Bologna. La sera del 10 novembre, lasciate le truppe a Pianoro, giungeva da solo in città, come narra una cronaca, «l’eroe dei Due Mondi e di Montevideo, desideratissimo fra noi, accompagnato dall’aureola de’ generosi, che non curando fatiche e pericoli, volle
correre alle native contrade per soccorrere, se non con la mente, certo col braccio la causa d’Italia». La folla gli va incontro, stacca i cavalli dalla carrozza, la trascina fino all’albergo dove alloggerà per la notte, la “locanda svizzera” che in seguito diventerà l’Hotel Brün (in fondo all’attuale via Ugo Bassi, qui in una foto pubblicata da un giornale bolognese nel 1948) (4).
Il giorno dopo riparte, seguito da una ventina di volontari bolognesi, per ricongiungersi alle sue truppe a Pianoro, da dove riprende la strada delle Romagne, attraverso Castel San Pietro, Imola e Faenza, allo scopo di giungere a Ravenna e imbarcarsi per Venezia. Ma da questo percorso obbligato lo distolsero le notizie clamorose in arrivo da Roma: l’uccisione di Pellegrino Rossi, ministro dell’interno, lo scoppio della rivoluzione romana, la nascita di un governo provvisorio, indussero Garibaldi a invertire la sua direzione puntando verso Roma.
Citazioni bibliografiche e archivistiche
1. Pellegrino Rossi al legato pontificio di Forlì, Roma, 6 novembre 1848 (Archivio di Stato di Bologna, Legazione apostolica, Atti riservati, 1848, b. 163, “Sul passaggio del signor generale Garibaldi e sua colonna…”).
2. L’incaricato d’affari a Firenze al legato pontificio di Bologna, Firenze, 7 novembre 1848 (ibidem).
3. Il segretario generale della legazione di Forlì al prolegato di Bologna, Forlì, 9 novembre 1848 (ibidem).
4. Riproduzione tratta da «’48. L’Italia s’è desta», numero unico pubblicato in occasione del centenario della battaglia dell’8 agosto, 1948.
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