3. La famiglia, la formazione, il matrimonio
Gioacchino Francesco Napoleone Pepoli (Bologna, 10 ottobre 1825 – Bologna, 26 marzo 1881) fu l’unico figlio maschio di Guido Taddeo (1789-1852) e di Letizia Murat (1802-1859) (28), figlia di Gioacchino (1767-1815) (29), re di Napoli, e di Carolina Bonaparte (1782-1839), sorella di Napoleone I, imperatore dei francesi.
L’infanzia del Pepoli dovette nutrirsi di un profondo risentimento antiaustriaco, intensamente alimentato dal contesto familiare: entrambi i genitori comparivano infatti nel Libro dei compromessi politici nella rivoluzione del 1831-32 come «nemici del governo, hanno estese relazioni con dei rivoluzionari stranieri, contribuiscono per quanto si crede alla Cassa della Propaganda e somministrano dei sussidi a dei ribelli che trovavansi in bisogno, egli [il padre, Guido Taddeo, ndr] fu in ambe le epoche monturato col grado di capitano, e volle che quelli della sua compagnia indossassero nei 44 giorni il bonetto tricolorato. Nel di lui palazzo si tengono bene spesso riunioni sospette. È ritenuto ancora settario».
Gioacchino crebbe inoltre nel culto dei propri avi, e in particolar modo dei nonni materni. Delle loro effigi adornò le pareti della sua dimora, raccogliendo allo stesso tempo sparute testimonianze scritte che ne tramandassero il ricordo (30-31).
La madre Letizia, soprannominata “la Regina di Bologna” per via del suo salotto, il quale, oltre che dedicato alla cultura, all’arte e alla conversazione, divenne un centro di affari politici, affidò la sua formazione a due illustri maestri: il poeta senigalliese Giovanni Marchetti (1790-1852) (32), amico d’infanzia di Pio IX («compagne in gioco e in feste», come scrisse lo stesso Marchetti nel sonetto del 14 dicembre 1840 per la creazione a cardinale del Mastai Ferretti) e segretario di Antonio Aldini nel periodo in cui questi fu ministro segretario di Stato del Regno d’Italia; e il religioso bolognese Paolo Venturini (1800-1850).
Particolarmente affettuoso dovette essere il rapporto col Marchetti, che seguì Gioacchino nel corso di tutta la sua adolescenza, spronandone le doti («Coltivate, mio buon Ninio, le rare disposizioni di cui vi è stata benigna la Provvidenza», 33), e frenandone gli slanci eccessivi («Gli stolti possono ammirare il far presto; ma i saggi non lodano che il far bene»).
Anche col Venturini molto inteso fu lo scambio intellettuale. Ai componimenti inviatigli dal giovane, il padre barnabita rispondeva con consigli e indicazioni stilistiche («In tutte e due le terzine v’è del buono e del cattivo», 34), indirizzandogli a sua volta numerosi sonetti (come quello dall’incipit “Tu chiedi, amico, che la muta lira”, 35).
La giovinezza del marchese ebbe però breve durata se «a diciannove anni sposò sua cugina [...] e con questo matrimonio si imparentò con quasi tutte le famiglie sovrane d’Europa».
È lo stesso Pepoli a ricordare le proprie nozze, in maniera particolarmente laconica, in un passaggio del manoscritto autobiografico dal titolo Documenti intorno alla mia vita, nel quale detta al proprio segretario Filippo Manaresi, tra il settembre e il dicembre 1880, le memorie dell’intera sua esistenza, proprio alla vigilia della morte.
A Sigmaringen, dunque, il 5 dicembre 1844, Pepoli impalmò, giovanissimo sposo, la di lui più anziana cugina Federica Guglielmina di Hohenzollern-Sigmaringen, detta Frida (1820-1906), figlia di Karl (1785-1853) e di Marie Antoinette Murat (1793-1847), figlia di Pierre (1748-1792), fratello di Gioacchino, re di Napoli. Un rigido protocollo regolò la cerimonia (36), mentre numerosi furono in quei giorni gli opuscoli pubblicati da amici ed estimatori per celebrare le “faustissime nozze” della coppia (37).
Il padre di Federica Guglielmina era ancora, all’epoca del matrimonio tra la figlia e il Pepoli, sovrano del principato di Hohenzollern-Sigmaringen, stato indipendente membro della Confederazione germanica, situato nell’estremo meridione della Germania, nell’attuale regione del Baden-Württemberg.
Karl cedette il trono, a seguito dei moti del 1848, all’unico figlio maschio Karl Anton (1811-1885), che però, solo un anno dopo, nel 1849, abdicò a sua volta in favore del cugino Federico Guglielmo IV, sovrano di Prussia, il quale integrò nel proprio regno il piccolo dominio che cessò così definitivamente di esistere quale entità statale autonoma nel 1850.
Dal matrimonio tra Gioacchino Napoleone e Federica Guglielmina nacquero tre figlie: Letizia (1846-1902), che andò sposa nel 1868 al conte Antonio Gaddi (1843-1914), Antonietta (1849-1887), maritata al conte Carlo Taveggi (1836-1902), e Luisa Napoleona (1853-1929), consorte del conte Dominico Guarini Matteucci (1848-1905).
Riservata e schiva, Frida visse sempre all’ombra dell’egocentrico marito, che in occasione del loro quindicesimo anniversario di matrimonio lodò la consorte con una appassionata dedica (38).
Documenti
28. Ritratto di Letizia Murat (BCA, collezione dei ritratti, A/41, cart. 54, n. 1)
29. Ritratto di Gioacchino Murat (BCA, collezione dei ritratti, A/41, cart. 53, n. 5)
30. Carolina Bonaparte al generale Davero, s.l., 25 dicembre 1808 (G. N. Pepoli, Carteggio, Autografi)
31. Joachim Murat a Louise Julie Murat, Bologna, 10 aprile 1815 (G. N. Pepoli, Carteggio, Pricipi, Corrispondenza varia)
32. Ritratto di Giovanni Marchetti (BCA, collezione dei ritratti, A/36, cart. 57, n. 3)
33. Giovanni Marchetti a Gioacchino Napoleone Pepoli, s.l. 1° gen. 1842 (G. N. Pepoli, Carteggio, Amici, 18. Marchetti Giovanni)
34. Paolo Venturini a Gioacchino Napoleone Pepoli, s.l., 18 ago. 1841 (G. N. Pepoli, Carteggio, Letterati italiani, 38. Venturini Paolo)
35. Paolo Venturini a Gioacchino Napoleone Pepoli, Bologna, 28 mag. 1842 (G. N. Pepoli, Carteggio, Autografi)
36. “Programm zur feier der hohen vermaehlung jhro durchlaucht der prinzessin Frida zu Hohenzollern-Sigmaringen mit dem herrn marquis Joachim Napoleon Pepoli den 5 december 1844”, aus der Lithograph Anstalto P. Liehner (Collezione privata Rosati Pepoli)
37. Quando le nozze di Gioachino marchese Pepoli con Federica de’ principi di Sigmaringen consolavano Bologna di speranze non dubitabili Luigi Tanari gli auguri dell’amico le congratulazioni del cittadino offeriva l’anno 1844, Bologna, Tipografia governativa alla Volpe, [1844]
38. Scritti politici ed economici di Gioachino Napoleone Pepoli, Bologna, Tipo governativa del Sassi e della Volpe, 1859 (Collezione privata Rosati Pepoli)
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