Il servizio minerario fu affidato con decreto del 5 luglio 1860 al Ministero dell'agricoltura, industria e commercio, che lo svolgeva attraverso il Corpo reale delle miniere, istituzione passata allo Stato italiano dal Regno di Piemonte. La competenza in materia di miniere fu poi assegnata nel 1923 al Ministero dell'economia nazionale e quindi, nel 1929, al Ministero delle corporazioni.
Con l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana il servizio minerario venne infine assegnato al Ministero dell'industria e commercio, anche se, a seguito dell'istituzione nel 1973 dell'Ente autonomo di gestione per le aziende minerarie metallurgiche (operante nell'ambito del Ministero per le partecipazioni statali), il settore minerario fu in gran parte sottratto al Ministero dell'industria, il quale rimase sostanzialmente competente solo per le autorizzazioni e per le concessioni.
L'organizzazione territoriale dell'amministrazione mineraria rimase invece sempre basata sul Corpo delle miniere e sulla suddivisione del territorio nazionale in distretti minerari, ognuno dei quali era diretto da un ingegnere capo. La prima ripartizione dei distretti fu attuata col r.d. 30 dicembre 1871 n. 619, ma in seguito le circoscrizioni distrettuali sono state più volte modificate.
Se l'amministrazione mineraria ebbe già all'indomani della proclamazione del Regno d'Italia la propria organizzazione unitaria, l'unificazione del regime legislativo in materia di miniere avvenne con grande ritardo rispetto agli altri settori dell'attività dello Stato e sul territorio nazionale continuarono a sussistere regimi minerari diversi, ispirati a criteri notevolmente difformi, ereditati dagli Stati preunitari: solo col r.d. 29 luglio 1927 n. 1443 fu infatti organicamente disciplinata tutta l'attività di ricerca e di sfruttamento delle sostanze minerali. La normativa del 1927, anche se non escludeva del tutto l'intervento diretto dello Stato, lasciava sostanzialmente ai privati, in virtù di apposite autorizzazioni o concessioni l'esercizio dell'attività mineraria.

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La circoscrizione territoriale del Distretto minerario di Bologna ebbe nel 1907 l'articolazione che conservò poi fino all'atto della sua cessazione e comprendeva il territorio di due regioni: l'Emilia Romagna - con l'esclusione della provincia di Ferrara - e le Marche. I distretti minerari hanno avuto per molti anni la competenza generale su tutte le attività estrattive, quindi tanto sulle miniere quanto sulle cave: queste ultime però nel 1977 passarono sotto il controllo amministrativo e tecnico delle Regioni. In conseguenza di ciò gli archivi dei distretti minerari furono scorporati ed oggi il materiale documentario relativo alle cave è conservato presso le Amministrazioni provinciali competenti per territorio. La documentazione versata dal Distretto minerario di Bologna si compone di sette serie: cinque di carteggio, una di protocolli e una di planimetrie. Tutto il materiale è relativo a concessioni minerarie scadute entro l'anno 2000, per le regioni Emilia Romagna e Marche. La parte più cospicua riguarda i permessi di ricerca, la cui documentazione peraltro, se le ricerche risultavano positive, confluiva nel fascicolo della conseguente concessione mineraria. Il materiale documentario relativo alle singole miniere comprende il decreto di concessione, informazioni di tipo geologico e documentazione cartografica, prodotta a corredo sia dell'atto di concessione che degli stati annuali di avanzamento dei lavori.

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