Antonio Aldini nacque a Bologna il 27 dicembre 1755, da famiglia non nobile, ma distinta per meriti dei suoi
componenti: il padre Giuseppe era lettore di diritto civile nello Studio e la madre, Caterina Galvani, era
sorella di Luigi Galvani. Esercitò l'attività di avvocato e professore. Prese parte attiva alle vicende politiche
bolognesi in occasione dell' occupazione napoleonica dell'Italia settentrionale: fu inviato a Parigi, con la
missione di indurre il Direttorio a restituire la libertà a Bologna. Conobbe il Bonaparte a Milano e
accompagnò in veste di inviato non ufficiale i deputati Marescalchi e Aldrovandi, convocati a Modena per il
12 ottobre insieme ai rappresentanti di Reggio, Ferrara e Modena. Fu imposto nominatamente dai
commissari francesi al Senato bolognese, quale uno dei rappresentanti della città al Congresso del 18
ottobre 1796, di cui tenne la presidenza e dal quale uscì la confederazione Cispadana. Venne dunque
nominato presidente dell'assemblea del 4 dicembre 1796, che approvò la costituzione bolognese, e
Senatore aggiunto in occasione del secondo congresso Cispadano (dicembre 1796-97) di Reggio e di
Modena. Allorché le Legazioni vennero riunite dopo Reggio e Modena alla Cisalpina (luglio 1797) fece parte
del Corpo legislativo del Consiglio dei seniori assumendo, nello stesso tempo, il difficile incarico di
commissario ordinatore dei paesi della Valtellina aggregati alla Repubblica. Nel febbraio 1798 eletto
presidente dei seniori, si oppose alla ratifica del trattato di alleanza proposto dalla Francia alla Cisalpina, e
fu costretto a lasciare la vita politica. Rioccupata l'Italia settentrionale dal Bonaparte nel 1800, fu nominato
membro della Commissione straordinaria di governo. Nel 1801 fu inviato straordinario a Parigi, insieme
con il Serbelloni, per trattare con il Primo Console il ritiro delle truppe francesi dal territorio cisalpino e
l'approvazione di un progetto di costituzione. Rifiutata la nomina a presidente della Repubblica italiana,
creatosi nel 1805 il Regno d'Italia, fu segretario di stato residente a Parigi, ufficio che ricoprì fino alla fine del
Regno. Caduto Napoleone nel 1814, tentò invano di difendere, presentando un progetto di governo
autonomo delle Legazioni, gli interessi di Bologna al congresso di Vienna. Ritiratosi dapprima a Milano e
rientrato poi a Bologna, ricoprì l'incarico di dottore aggregato al collegio legale dell'Università di Bologna e
quello di membro della commissione dei lavori del Reno. Morì a Pavia il 30 settembre 1826 (da G. Cencetti,
Inventario delle carte Aldini, Bologna 1935, pp. 5-20 e Dizionario biografico degli italiani, Roma 1960, vol. 2,
ad vocem A. Aldini).