"La famiglia Albergati, originaria di Zola Predosa, fu fin dal sec. XIII tra le prime di Bologna (il suo nome si trova citato negli Statuti bolognesi per la prima volta nel 1260), e molti dei suoi membri rivestirono assai per tempo cariche importanti nella città, facendo parte della Magistratura degli Anziani e di alcune commissioni di "Sapientes"; verso la fine del sec. XIV, Pier Nicola fu Tribuno della plebe, Gonfaloniere di giustizia e ambasciatore presso il Duca di Milano; altri furono dottori in legge e lettori, mentre Nicolò, vescovo di Bologna, nunzio in Francia e legato del Papa nel 1433 al Concilio di Basilea, rese celebre il nome dell'intera famiglia con la propria beatificazione. Alla metà circa del Quattrocento però, il vecchio ceppo unitario si biforcò ad opera dei due fratelli Pietro e Fabiano, figli di Iacopo Alberto; e, dei due rami risultanti, fu quello di Pietro a continuare in linea diretta l'antica tradizione familiare, ottenendo nel 1508 - in seguito a concessione di Giulio II - la dignità senatoria nella persona di Alberto, dignità che passò poi di diritto a tutti i discendenti primogeniti unitamente al titolo di marchese. Questo ramo, essendosi imparentato nel 1624 coll'ultima discendente della famiglia Capacelli, prese come è noto il nome di Albergati-Capacelli, ed è ad esso e soltanto ad esso che apparteneva il nostro archivio, nel quale rifluì altresì la grandissima maggioranza dei documenti anteriori alla biforcazione. Più tardi, nel 1839, alla lettura del testamento di Clementina, moglie del marchese Luigi ed ultimo rampollo della famiglia dei conti Gini, anche il nome e le tradizioni di quella casata risultarono trasferiti agli Albergati-Capacelli, nella persona del figlio di lei, che si chiamò così Francesco Albergati-Capacelli-Gini, e colla cui morte per altro l'intero ceppo si estinse nel 1885. Il ramo di Fabiano d'altro lato, pur senza rivestire la dignità senatoria, visse, completamente autonomo, di lunga e chiara vita, ebbe il titolo marchionale e contò tra i suoi membri numerosi personaggi illustri; nel 1632, essendosi imparentato con l'ultima discendente della famiglia Vezza, si distinse a sua volta col nome di Albergati-Vezza, e si spense infine col marchese Ugo, il quale morì nel 1824 lasciando erede universale la moglie Aurelia Pepoli. Del suo archivio, costituito da almeno 60 mazzi di strumenti e da numerosi libri di processi, non rimangono per ora che tre plichi di carte, acquistati dallo Stato separatamente e da tutt'altra fonte, e collocati in seguito all'archivio che ci proponiamo di esaminare; in tutto si tratta di poche centinaia di strumenti datati dal 1519 al 1823" (da F. Valenti, L'archivio Albergati nell'Archivio di Stato di Bologna, in "Notizie degli Archivi di Stato", IX (1949), pp. 67-73, a p. 67).

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"L'archivio Albergati è stato riordinato da Filippo Valenti circa un quarantennio fa. L'inventario sommario
derivato da tale riordino è pubblicato in "Notizie degli Archivi di Stato", IX (1949), pp. 67-73 ed è preceduto da
una esauriente introduzione sia sull'archivio Albergati vero e proprio, sia su quelli che in seguito gli si sono
aggiunti o per acquisto o per eredità. Lavori di spostamento di materiale archivistico, fra cui l'archivio
Albergati, da un locale all'altro dell'Istituto, hanno offerto nel 1989 l'occasione per completare il lavoro
d'inventariazione fatto dal Valenti. La struttura del nucleo principale dell'archivio Albergati, come il Valenti
stesso rileva nella sua introduzione, risale a Giovanni Antonio Bonetti e a Carlo Manolessi, archivisti della
metà del XVIII secolo, e ancora prima di loro a Giovanni Maria Bonetti e Alessandro Calici che per morte non
poterono terminare il loro lavoro. Da questi vennero individuate le serie portanti dell'archivio: 'Istrumenti',
'Processi', 'Diversorum', il tutto corredato da un'imponente serie di repertori e sommari che accompagna
questo nucleo centrale dell'archivio. Le
'Bolle e brevi', i 'Carteggi', la 'Miscellanea storico-letteraria', serie archivistiche cui non viene fatto riferimento
nei repertori e nei sommari sono comunque accorpate al nucleo centrale dell'archivio sia dal tipo di buste in
cui
sono contenute, che è identico a quello degli 'Istrumenti', sia dalla loro numerazione di corda che prosegue
e termina quella degli 'Istrumenti'. Evidentemente gli archivisti del XIX secolo intesero proseguire il lavoro di
quelli settecenteschi.
Delle restanti serie di documenti sappiamo che la 'Miscellanea' è coeva agli 'Istrumenti', mentre le 'Carte di
amministrazione' furono raggruppate dal Valenti. Seguono poi le carte più di biblioteca che d'archivio, cioè i
manoscritti dei
fatti storici e quelli originali di Francesco Albergati il commediografo, che chiudono le carte di stretta
pertinenza degli Albergati. Le carte Rigosa, Gini e Albergati-Vezza giunte per acquisto e per eredità
completano l'archivio. Le serie inventariate qui di seguito
per unità archivistica non sono peraltro indicate secondo la sequenza dei raggruppamenti descritti da
Valenti. Nell'attuale inventariazione per unità archivistiche si è preferito, a differenza del Valenti, attenersi alla
originaria struttura dell'archivio Albergati,
fotografandolo, se così si può dire, nella primitiva sequenza delle sue serie, per quanto riguarda il nucleo
centrale e rispettando l'ordine d'arrivo, per quanto riguarda le serie restanti e collaterali all'archivio vero e
proprio" (da A.R. Bambi,
Premessa all'Inventario, p. I).
L'inventario di A.R. Bambi è corredato dall'"Inventario delle piante contenute nell'archivio Albergati (secc.
XVI-XIX)", che ne costituisce le pp. 109-131, e da "Documenti relativi alle famiglie Albergati, Albergati-Vezza e
Gini conservati all'interno di fondi archivistici diversi", p. 132.

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