Lo Studio nasce come scuola di diritto nella seconda metà del sec. XI, probabilmente nel 1088, anno in cui
le fonti testimoniano a Bologna la presenza di Pepone, insegnante di diritto. Il vero fondatore dello Studio è
però considerato Irnerio, che ebbe il merito di organizzare lo studio dei 'Libri Legales' di Giustiniano,
secondo un sistema di glosse o commenti al testo. Grazie alla sua attività di giurista, riconosciuta da
Matilde di Canossa, lo Studio acquisì tale fama e prestigio da suscitare l'interesse di molti studenti, che
provenivano da varie parti d'Europa. Organizzati in 'societates' gli studenti furono i protagonisti della nascita
dell'Università bolognese, che fin dalle origini ebbe carattere spontaneo e privato, essendo una realtà che
si esauriva tutta nel legame tra scolari e maestro. Per meglio tutelare i propri diritti e la propria autonomia
nei confronti del Comune, gli studenti si costituirono in 'universitas': gli statuti dell'università dei legisti del
1317-1347 ci mostrano un quadro preciso dell'organizzazione universitaria, del suo potere sullo Studio, dei
suoi rapporti con l'autorità comunale (da G. Cencetti, Sulle origini dello Studio di Bologna, in Lo Studio di
Bologna aspetti, momenti e problemi (1935-1970), a cura di R. Ferrara, G. Orlandelli, A. Vasina, Bologna,
Clueb 1989, pp. 17-29; R. Greci, Gli studenti nel Medioevo, in Storia Illustrata di Bologna, a cura di W. Tega,
vol. VI).

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"Alla profonda trasformazione che subì lo Studio, diventando prima scuola d'approvazione, poi università, corrisponde uguale trasformazione nell'archivio, il quale non tarda a risentire anche l'influenza delle nuove pratiche archivistiche - apparse sul principio del secolo XIX e ancora in uso - con l'introduzione del registro di protocollo e la divisione per materie dell' archivio mediante il titolario. Questa forma si attua nel 1803, ma si estende in parte anche alle carte anteriori, sino al 1800, per lo meno a quelle che potevano trovar posto nel titolario, diviso in sette titoli, ciascuno comprendente un numero variabile di rubriche, come può vedersi ai nn. 450-518 dell'inventario. Ne rimangono fuori forzatamente i registri e gli elenchi che o non potevano essere classificati nel titolario per ragione di materia o non potevano prendere posto nei cartoni adottati per motivi di formato; pensatamente le carte (verbali, istanze, documenti, etc.) che si riferivano alle ammissioni degli studenti ai loro esami, sì annuali di avanzamento come di grado (baccelierato e licenza) come infine di laurea, per cui la classificazione avveniva, si può dire, da se medesima. L'archivio risulta diviso in tre gruppi di atti: 1. Ispettorato degli studi, università dal 1800 al 1803, registri vari (nn. 414-457); 2. Carte di protocollo (nn. 458-518); 3. Esami (nn. 519-675). Questa classificazione dell'archivio continuò anche dopo la caduta del regno Italico, fino al 1824. Nel 1824 la bolla 'Quod divina sapientia' (in base alla quale l'università assunse il titolo di 'Pontificia università di Bologna') dié occasione a un mutamento di pratica archivistica, che si risolse nella soppressione del protocollo, essendo sembrato sufficiente porre nei cartoni i singoli fascicoli secondo un ordine alfabetico, forzatamente arbitrario. Come ben si intende, questo metodo fece pessima prova, e nel 1834 si ritornò al sistema del protocollo e del titolario (quest'ultimo ricalcato sul modello napoleonico, modificandolo in peggio) e naturalmente, si assorbì nella nuova classificazione una parte delle carte anteriori. Altre rimasero invece nei cartoni alfabeticamente ordinati, ma se ne redasse un discreto indice, anch'esso in ordine alfabetico. Fuori protocollo rimasero i registri e le carte relative agli esami, sicché per il periodo 1824-1859 ai tre gruppi di atti degli anni 1800-1824 occorre aggiungere i pochi cartoni del 1824-1834 ordinati alfabeticamente, oltre a 20 buste contenenti fascicoli vari, soprattutto di carattere personale, relativi al 'nuovo impianto' dell'università nel 1824, attualmente conservati nell'archivio arcivescovile. Col 1860, la pontificia università di Bologna si trasforma in regia università, e a questo mutamento di titolo corrispondente un effettivo mutamento anche nell'ordinamento amministrativo e didattico, sì che in breve l'archivio anteriore al 1860 divenne ben presto 'archivio morto' e come tale fu depositato all'archivio di Stato nel 1892. Presso l'università rimasero le carte posteriori al 1859, la cui parte più antica potrebbe ora considerarsi anch'essa 'archivio morto'" (da G. Cencetti, Cenni sull'archivio dell'Università di Bologna in Lo Studio di Bologna, aspetti, momenti e problemi (1935-1970), a cura di R. Ferrara, G. Orlandelli, A. Vasina, Bologna, Clueb, 1989, p. 343).

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