Il catasto urbano della città di Bologna fu istituito con bando del 19 dicembre 1796 del senato provvisorio
bolognese.
Il bando ordinava a tutti i proprietari di immobili della città di denunciare l'importo annuo degli affitti tratti
dagli stabili di proprietà e di presentare un attestato di un perito, dichiarante l'annuo affitto che si potrebbe
trarne, per gli edifici ad uso di abitazione padronale; l'ottava parte del valore degli affitti avrebbe dovuto
essere versata in contribuzione.
Il catasto urbano, basato sulle denunce dei proprietari, è un catasto descrittivo non corredato da mappe.
Questo impianto catastale venne utilizzato fino al 1835, anno in cui entrò in vigore il catasto generale dello
Stato pontificio, detto Gregoriano, in quanto il catasto generale del Regno d'Italia, di cui era stata ordinata
l'esecuzione con decreto vicepresidenziale del 13 aprile 1807 con lo scopo di porre fine alla molteplicità di
impianti catastali nei territori del regno, non fu portato a compimento per il crollo del regime napoleonico
(cfr. E. Arioti, Inventario, Premessa).

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