"Le richieste dei singoli interessati alla emanazione di un decreto del signore venivano compilate solitamente dai notai della cancelleria su cedole cartacee ed in forma di supplica indirizzata a Taddeo Pepoli e successivamente ai figli Giacomo e Giovanni. L'approvazione della supplica veniva indicata con il riferimento alla carta del registro in cui il corrispondente decreto era riportato e con l'apposizione della data (giorno e mese) dello stesso. Le cedole cartacee erano quindi raccolte in filza per anno - riportato sul talloncino di pergamena posto a chiusura della filza - e divise, sembra, a seconda che le richieste fossero state approvate o respinte nonché in base alla provenienza - città o contado - del richiedente. Ad un riordinamento dell'inizio del secolo sono da attribuirsi sia lo scioglimento delle filze e la corrispondente indicazione sulle singole cedole dell'anno di compilazione sia, probabilmente, la distinzione delle suppliche per la vendita di beni dotali e di minori, di quelle per la rogazione di atti di notai defunti o assenti e di quelle per la vendita dei beni dei fumanti. Unitamente a tali suppliche sono conservati i documenti, scritti su cedole pergamenacee, comprovanti l'assenso all'accoglimento delle suppliche da parte dei rispettivi cointeressati, eredi e massari delle terre del contado" (G. Tamba, I documenti del governo del Comune bolognese (1116-1512). Lineamenti della struttura istituzionale della città durante il Medioevo, "Quaderni Culturali Bolognesi", II, 6 (1978), p. 50).
I pezzi sono numerati da 254 a 269.