Il pezzo è numerato 28. Nel 1256 il comune deliberò un'iniziativa di particolare importanza sul piano politico, economico e fiscale: la liberazione dei servi della gleba. Di tale operazione è rimasta traccia nella documentazione cittadina nel Liber Paradisus, che raccoglie l'elenco di quasi 5.800 servi, divisi in base ai quartieri d'appartenenza, riscattati dal Comune. Il Liber fu così intitolato dal notaio Corradino Sclaritti, autore del primo prologo del Liber, quello premesso all'elenco dei servi di porta Procula. Nel prologo è denunciata l'incompatibilità dello stato di servitù in una società comunale come quella di Bologna. Tale idologia è rafforzata dalle caratteristiche estriseche del documento:la dimensione dei fogli pergamenacei, la scrittura, molto calligrafica, su doppia colonnna e gli elementi decorativi, tratti d'inchiostro che abbelliscono con disegni geometrici e floreali la P iniziale dell'intitolazione, nel cui occhiello compaiono le altre lettere della parola "aradisum".

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