1. I Ranuzzi e la contea della Porretta

Al di là della scoperta del primo santuario fontile delle terme porrettane, attestata dal ritrovamento di un mascherone di leone da cui sgorgava la sorgente omonima e di una mano votiva in bronzo, la prima diretta informazione relativa ai bagni della Porretta risale all’anno 1205 ed è contenuta nel “Registro Grosso” del Comune di Bologna: il giuramento degli uomini di Succida venne infatti tenuto “nella selva di Madognana che si trova al di sopra dei bagni della Porretta”, come recita il documento. La fama della virtù terapeutica delle terme trae invece origine dalla leggenda di un bue guarito dopo aver bevuto le acque sorgive.
La prima espansione edilizia al di là della zona delle fonti e dei bagni è databile al secolo XIV. Il primo centro abitato sorse infatti fra Tre e Quattrocento e fin da questo primo periodo mostrò le sue fondamentali vocazioni di luogo dei bagni termali, ma anche di maggior centro commerciale e produttivo della montagna bolognese verso Pistoia, in relazione in particolare alle tele di canapa, prodotte in loco e smerciate nei mercati del sabato soprattutto verso la vicinissima Toscana.

Proprio a questo sviluppo si deve sia la costruzione della prima chiesa nel terzo decennio del Quattrocento, sia l’erezione della Porretta in contea, fondata da papa Niccolò V nel 1447. Il primo conte fu il ricco mercante bolognese Niccolò Sanuti, che però non ebbe figli maschi, e per questo nel 1482 la carica fu assegnata ad Angelo della famiglia bolognese dei Ranuzzi, che la conservò fino al 1797, anno dell’abolizione dei feudi conseguente all’invasione napoleonica. All’affermazione del potere comitale nel corso del Cinquecento è da collegare anche l’autonomia parrocchiale, concessa dal cardinale arcivescovo Gabriele Paleotti nel 1585. La storia dei bagni è dunque strettamente legata alla famiglia Ranuzzi, che risiedeva in città e governava il feudo porrettano per mezzo di un commissario, dalla metà del Settecento in poi detto governatore.

I Ranuzzi non ebbero mai un vero palazzo nel loro feudo, anche se in ripetute occasioni tentarono di costruirne uno. Furono loro che fra il 1690 ed il 1696 promossero e finanziarono la ricostruzione della chiesa parrocchiale, di cui ottennero per questo il diritto di patronato.

Il periodo di maggiore splendore del feudo porrettano è sicuramente la seconda metà del Settecento, quando il conte Gerolamo II rinnovò i bagni e tentò un loro lancio a livello italiano ed europeo, costruendo il primo vero teatro nella piazza Maggiore o degli Arrighi, fondando l’accademia dei Nemofili e promuovendo l’estrazione del sale dalla sorgente termale del Leone, un prodotto che veniva impiegato sia nella farmacopea, sia nella fusione dei metalli. Il conte commissionò anche la prima vera analisi chimica delle acque termali e la pubblicazione del volume Delle terme porrettane, realizzato a cura del bolognese Ferdinando Bassi.