Governare l’emergenza

11 Ottobre 2020

Istituzioni e società di fronte alle crisi epidemiche attraverso i documenti dell’Archivio di Stato di Bologna (secoli XIV-XIX)

Nel corso dei secoli, la comunità bolognese e i suoi organi di governo si trovarono spesso ad affrontare gravi emergenze epidemiche. Questa piccola scelta di documenti tratti dai fondi dell’Archivio di Stato testimonia, da un lato, gli atteggiamenti della società cittadina di fronte a tre momenti intensamente drammatici della sua storia, dall’altro, i provvedimenti messi in atto in quei casi dalle autorità per arginare il diffondersi del contagio.

L’epidemia di peste del 1348 costituì certamente la crisi sanitaria più grave nella storia di Bologna, dove morirono, fra maggio e settembre di quell’anno, più di 14.000 persone, il 40% circa della popolazione cittadina. Di fronte ad uno scenario generale così tragico, appaiono di grande interesse, in contrasto con luoghi comuni assai diffusi, la tenuta sostanziale delle strutture sociali (parentela e vicinato) ed il ruolo fondamentale interpretato in quell’emergenza da medici e notai, realtà che emergono dalle molte centinaia di testamenti rogati in quel breve periodo.

Pur senza le conseguenze devastanti della “Morte Nera” trecentesca, le epidemie di peste si susseguirono ripetutamente fino al secolo XVII ed oltre. Per fronteggiarle, le autorità sanitarie bolognesi adottarono vari provvedimenti, ma soprattutto tentarono di arginare il diffondersi del contagio con bandi che proibivano l’ingresso in città a persone e merci provenienti da zone infette. Questa politica sanitaria esigeva una puntuale conoscenza dei focolai in corso e una tempestiva emanazione di provvedimenti restrittivi: entrambe le attività furono coordinate con una certa efficacia dall’Assunteria di Sanità, che curava la raccolta dei “Bandi forestieri sopra la peste” e l’applicazione dei corrispondenti “Bandi bolognesi sopra la peste”.

L’epidemia del Cholera Morbus raggiunse Bologna nella tarda primavera del 1855. Sottovalutato da molti nella sua potenziale pericolosità, e nonostante le raccomandazioni igieniche successivamente divulgate con opuscoli a stampa, il contagio ebbe in città una diffusione molto rapida, testimoniata dai bollettini sanitari diramati mensilmente dalla Commissione provinciale di sanità: fra maggio e novembre 1855 i cittadini colpiti dal colera furono quasi cinquemila e i morti più di tremilacinquecento.