«Il Pepoli […] con decreto 16 marzo '68 fu nominato senatore del Regno, e inviato ambasciatore a Vienna dove la sua fortuna di diplomatico fece completo naufragio a causa specialmente di scandalose calunnie mossegli a carico, di cui si fecero eco il Fanfulla ed altri giornali italiani, che gli procurarono la perdita della carica e della popolarità» (G. DEGLI AZZI).

«Dopo la nomina a senatore andò ministro italiano a Vienna e durante la sua missione rifiutò di farsi patrocinatore di una alleanza austro-franco-italiana. L'imperatore Napoleone si dolse di ciò al governo centrale, ma il Pepoli scrisse all'imperatore che gli ambasciatori lo ingannavano e che la coscienza dei popoli avrebbe rifiutato di sancire una tale alleanza» (T. SARTI).

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Dall'inventario legale dello stato di eredità redatto dal notaio Vecchietti dopo la morte del Pepoli, è possibile ricostruire la consistenza esatta dell'archivio personale lasciato dal defunto marchese e conservato presso la casa di villeggiatura di San Lazzaro di Savena, nella "camera ad uso dell'archivio", in un "armadio di abete inverniciato nero".
Per quel che concerne nello specifico la consistenza della documentazione inerente le legazioni di Pietroburgo e di Vienna, il notaio registra la presenza, al numero 32 dell'inventario dell'archivio, di un "cartone contenente documenti relativi all'ambasciata russa", e, al numero 33, di un "altro cartone contenente documenti risguardanti l'ambasciata austriaca", collocati nel compartimento intestato "Governo Romagne - Umbria - Convenzione Settembre - Legazioni Russia Austria".
Di queste due buste, lasciate in eredità dal Pepoli alla figlia Letizia, così come tutte le "carte, lettere, manoscritti, autografi, diplomi", e conservate dal nipote Ercole Gaddi, soltanto una è oggi presente nel fondo Pepoli venduto dagli eredi all'amministrazione archivistica; si tratta di un contenitore di colore marrone con etichetta bianca e blu recante la scritta "Legazione di Pietroburgo" e, con altra grafia, "e di Vienna". Questo ha fatto supporre che la documentazione, originariamente suddisiva in due distinte buste, sia stata successivamente raccolta in un'unica unità (quella relativa alla legazione russa), sulla cui etichetta è stata annotata la presenza di carte inerenti la legazione austriaca.

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