Vincenzo I Ferdinando Camillo Leonardo Ranuzzi nacque a Bologna nel 1799 e vi morì nel 1840. Fu il quattordicesimo conte della Porretta ed il primo a non esercitare la giurisdizione. Con lui, ma senza sua colpa, la storia della famiglia conosce una fase di decadenza economica e i Ranuzzi cominciano a disfarsi di beni da lungo tempo posseduti, come i beni della Porretta, varie altre proprietà terriere e il palazzo di via Vascelli a Bologna, ceduto al principe Felice Baciocchi, cognato di Napoleone I (la famiglia si trasferì nel palazzo Lambertini di via S. Stefano). Nel 1822 avvenne una divisione patrimoniale tra Vincenzo e il fratello Camillo: Vincenzo ottenne le tenute di Zenerigolo e Casola, ma lasciò gran parte della villa e dei beni del Sasso a Camillo. Nel 1823 Vincenzo rinunciò ad essere eletto consigliere comunale a Bologna e accettò lo stesso incarico nel nuovo consiglio comunale di Sala Bolognese e in quello di S. Giovanni in Persiceto. Aveva studiato al collegio San Luigi e sembra aver avuto interessi giuridici, testimoniati dalla presenza di materiale a stampa relativo a cause e processi non solo concernenti i Ranuzzi. Nel 1820 sposò Anna, figlia del conte Cesare Bianchetti e di Eulalia Blanchetty d'Avignone, da cui ebbe undici figli: Annibale Vincenzo, Pietro, Ferdinando, Cesare, Lodovico, Stanislao, Giuseppe, Eulalia, Ippolita, Gian Carlo (da cui discendono i Ranuzzi de' Bianchi), Francesco (erede Cospi). Alla morte di Vincenzo, Anna Bianchetti ottenne dal Tribunale civile di I istanza la nomina a curatrice testamentaria e tutrice dei figli, che erano ancora tutti in età minorile. (dalla premessa all'inventario).

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Le buste, denominate da etichette ottocentesche "Casa Ranuzzi. Sec. XIX", sono state a volte citate come "Carte di famiglia", comprendendovi anche altra documentazione non identificata da etichette, ma ora riconosciuta come "Carte di Camillo Ranuzzi" (v. serie successiva). Si tratta di materiale misto fra carteggio e amministrazione del patrimonio, prodotto dal ramo primogenito nella prima metà dell'Ottocento, anche se non tutta la documentazione è relativa a Vincenzo Ranuzzi, figlio maggiore di Annibale IV: vi si trovano infatti anche lettere e documenti attinenti a suo fratello Camillo, col quale il patrimonio fu diviso nel 1822; alla moglie di Vincenzo, Anna Bianchetti, che amministrò la casa e il patrimonio dopo la morte prematura di lui; ai figli di Vincenzo e agli agenti di casa, Luigi Romagnoli e Raffaele Gherardi. Di qualche interesse biografico anche la stampe (contenute nella busta 13) relative a Pietro Ranuzzi (1823-1894), secondogenito di Vincenzo, patriota, poeta ed esperto di cavalli. (dalla premessa all'inventario).

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