Mancano, allo stato attuale, notizie certe sull'origine e lo sviluppo del Comitato regionale della Democrazia cristiana dell'Emilia Romagna.
La composizione e le competenze dei comitati e dei congressi regionali furono definite per la prima volta dallo statuto del partito pubblicato nel 1947, al termine dei lavori delle commissioni incaricate di rielaborare il progetto approvato dal Congresso nazionale del 1946.
In base all'art. 57 di questo statuto, il Comitato regionale era composto dai segretari provinciali, da due membri per ogni provincia eletti dal Comitato provinciale, da tre membri scelti tra persone residenti nel capoluogo di regione o nelle adiacenze, dai delegati regionali dei gruppi femminile, giovanile, d'azienda e di categoria. Ne facevano parte inoltre, con voto consultivo, i deputati della regione (con un rappresentante ogni 5 deputati o numero minore), i consiglieri nazionali della regione, il direttore del quotidiano e del periodico regionale.
Quanto alle competenze, il Comitato regionale svolgeva funzioni di controllo e di coordinamento dell'azione dei comitati provinciali, segnalando alla Direzione centrale eventuali gravi carenze e giungendo a proporne lo scioglimento. Si occupava inoltre dei problemi sociali, economici, sindacali e politico-amministrativi del territorio regionale, delle iniziative di organizzazione, propaganda e stampa, dei programmi elettorali e, dietro accordi con la Direzione centrale, di promuovere e organizzare convegni e manifestazioni a carattere regionale e interprovinciale.
Il Comitato regionale eleggeva nel suo seno il Segretario regionale, il Segretario amministrativo e la Giunta esecutiva regionale: quest'ultima aveva il compito fondamentale di eseguire le deliberazioni del Comitato regionale e di istruire le questioni da sottoporre al suo esame. Il Comitato regionale si riuniva almeno tre volte l'anno, con cadenza quadrimestrale, mentre la Giunta esecutiva si riuniva almeno una volta al mese.
Il nuovo statuto del partito, approvato dal Consiglio nazionale nel 1969, non apportò modifiche sostanziali alla regolamentazione precedente, limitandosi ad alcuni aggiornamenti ed adeguamenti. Relativamente alla composizione, facevano ora parte del Comitato regionale i segretari provinciali, gli eletti dal Congresso regionale (con liste rigide proporzionali concorrenti), i delegati dei movimenti femminile e giovanile, il presidente della Giunta regionale, se democristiano, e il capogruppo consiliare regionale. Ne facevano parte inoltre, con voto consultivo, i consiglieri nazionali del partito iscritti nella regione, i parlamentari della regione, i consiglieri regionali, gli iscritti che avessero ricoperto la carica di Segretario regionale per almeno due anni, i delegati regionali del Gruppo reduci e del Centro sportivo Libertas.
Il Comitato regionale deliberava gli indirizzi generali della politica regionale del partito, coordinava l'attività dei comitati provinciali, coordinava l'azione del partito in occasioni delle scadenza elettorali regionali ed approvava i relativi programmi; determinava inoltre, su proposta dei comitati provinciali, la suddivisione in zone del rispettivo territorio.
Il Comitato regionale eleggeva nel proprio seno, a maggioranza assoluta, il Segretario regionale e il Segretario amministrativo. Il Segretario regionale era l'organo di rappresentanza del partito nella regione: convocava e presiedeva tanto il Comitato quanto la Direzione regionali, delle cui deliberazioni era responsabile per l'esecuzione; era inoltre responsabile dei rapporti con gli organismi politici, sociali ed economici della regione. Egli svolgeva dunque funzioni di coordinamento delle attività a livello regionale e di tramite con gli organismi nazionali, curando i rapporti da un lato con personalità locali e dall'altro con la dirigenza del partito a livello nazionale.
Il Comitato eleggeva anche la Direzione regionale, composta da un numero di membri compreso tra 8 e 20 e incaricata della esecuzione delle deliberazioni del Comitato. Su proposta del Segretario regionale, il Comitato nominava uno o più vicesegretari ed i responsabili dei vari uffici. Ai lavori della Direzione regionale partecipavano, con voto consultivo, il presidente della Giunta regionale, se democristiano, e i delegati regionali dei movimenti femminile e giovanile; aveva invece voto deliberativo il capogruppo consiliare regionale.
La Giunta esecutiva regionale era invece l'organo incaricato di adottare i provvedimenti necessari per l'attuazione degli indirizzi e delle deliberazioni della Direzione regionale. Era composta dal Segretario regionale, dal Segretario amministrativo, dagli eventuali vicesegretari e dai responsabili dei principali uffici; ai suoi lavori partecipava anche il capogruppo consiliare regionale.
Per materie o problematiche particolari, era inoltre facoltà dal Comitato istituire commissioni e gruppi di lavoro: fenomeno questo che assunse poi negli anni discreta rilevanza.
Tutta l'attività amministrativa del Comitato regionale era sottoposta al controllo di tre revisori dei conti nominati dal Comitato stesso.
Il Congresso regionale, ordinario o straordinario, era l'organismo che riuniva in assemblea plenaria i rappresentanti di tutti i comitati comunali e provinciali e che definiva la linea politica e programmatica del partito a livello regionale. Il Congresso ordinario si svolgeva una volta l'anno per discutere la relazione politica, organizzativa e amministrativa del Comitato regionale e per il rinnovo delle cariche a livello provinciale. Il Congresso straordinario si riuniva invece per iniziativa della Direzione centrale e del Comitato regionale, o su richiesta delle Sezioni.
Successivamente le disposizioni statutarie subirono ulteriori modifiche, in particolare per ciò che riguardava i vari aspetti della struttura del partito, disciplinata in modo sempre più stringente, fino all'ultimo statuto, approvato nel 1983.
Il primo Segretario regionale di cui si ha notizia fu Bruno Rossi (1948), a cui subentrò nel 1951 Piero Fuschini. Seguirono: Vito Montanari (1952-1957), Corrado Corghi (1957-1966), Ermanno Corrieri (1966-1971), Umberto Tosi (1971-1976), Leonardo Melandri (1976-1979), Renzo Contini (1979-1981), Danilo Morini (1981-1983) e infine, dal 1983, Pierluigi Castagnetti.
Il Comitato regionale della Democrazia cristiana dell'Emilia Romagna ebbe la sua prima sede in Strada Maggiore, 23. Di qui si trasferì al n. 10 di via Belvedere, quindi in via Grabinski, 1 e poi, dagli anni '70, in via Malvasia, 6.