San Francesco, i frati e gli usurai – La restituzione del “maltolto” nei testamenti bolognesi
11 Ottobre - 29 Novembre 2019
Apparentemente in contrasto con la vocazione pauperista dell’ordine francescano, l’attività dei frati come confessori e guide spirituali degli usurai era in realtà perfettamente coerente con il loro apostolato, che quotidianamente li chiamava ad agire nel cuore della società cittadina, a stretto contatto con le ambiguità etiche e le contraddizioni del mondo degli affari.
Nel caso dei professionisti del credito, fatalmente esposti al peccato di usura, l’impegno del confessore, che accompagnava il penitente nel percorso di redenzione, si concentrava nel definire quale porzione della sua ricchezza fosse costituita da male ablata, alla lettera “maltolto”. L’assoluzione e quindi la salvezza ultraterrena del peccatore era infatti condizionata da una completa restituzione di tutti i profitti illeciti, operazione da compiersi prima di giungere al trapasso, oppure da disporre nel proprio testamento, come legato preliminare alla successione ereditaria.
Diffusa pressoché ovunque nel mondo comunale italiano, questa situazione a Bologna ha avuto un esito particolare, legato ad una più attenta tenuta della documentazione contabile. Mentre in altre città importanti, come Siena e Padova per citare solo i casi più celebri, l’impossibilità di individuare le vittime dirette delle estorsioni portava i testatori a disporre la destinazione del “maltolto” ad opere di beneficienza o alla fondazione di grandi edifici di culto, gli usurai bolognesi, con la fattiva collaborazione dei loro consiglieri spirituali, francescani o domenicani, e con il supporto dei libri contabili delle proprie compagnie creditizie, sono quasi sempre in grado di risarcire le vittime dell’usura o i loro discendenti, disponendo quindi restituzioni perfette, cui gli eredi erano tenuti a provvedere, per poter poi acquisire il patrimonio.
Proponiamo in questa piccola mostra una scelta di testamenti, tratti dall’Archivio del convento di San Francesco (Archivio di Stato di Bologna, Corporazioni religiose soppresse, San Francesco, Campioni rossi), ad illustrare un interessante fenomeno, che coinvolge grandi banchieri e piccoli prestatori e, con loro, frati francescani nel ruolo di confessori e consiglieri, in grado di muoversi con mirabile competenza fra trattati di etica economica, contratti di mutuo e documenti contabili.
Ai documenti abbiamo affiancato alcune miniature dei secoli XIII e XIV (Archivio di Stato di Bologna, Monti di pubbliche prestanze, Campioni; Capitano del Popolo, Società delle Armi, Matricole), in cui san Francesco compare come patrono della città ed in particolare del quartiere di Porta Stiera, in cui sorge la grande chiesa a lui dedicata.