2. Pepoli Estensi Canossa: improbabili tracciati celebrativi

La grande famiglia Pepoli ostentò con orgoglio origini remote e illustri, di credibilità assai dubbia. Osservando i percorsi genealogici proposti dalle più prestigiose casate italiche, tra ‘500 e ‘600 i discendenti degli antichi domini della città (1337-1347: Taddeo signore di Bologna) affidarono a taluni eruditi la ricostruzione delle origini familiari. Erano tracciati fantastici, che celebravano epopee mai vissute, a ritroso nel tempo di parecchi secoli. Emblematica, la pretesa discendenza dai reali d’Inghilterra (26); altrettanto significativa quella che, giocando su una facile assonanza, poneva tra gli antenati il celebre giurista Pepo, riconosciuto come “consigliero di Matilde da Este” (secc. XI-XII). Si allude qui a Matilde di Canossa, alla quale le genealogie Pepoli ammiccano più volte anche per supportare l’esistenza di antichi vincoli con i vertici istituzionali, con l’Impero, soprattutto, e con la Chiesa. Per questa ragione, in avanzato ‘500 e nel ‘600, i Pepoli acquisirono nel proprio archivio copie di documenti matildici e di diplomi imperiali risalenti al sec. XII, forse commissionati ad hoc agli eruditi incaricati di redigere le memorie della Casa. In questa sezione conclusiva se ne propongono alcuni esemplari, risalenti a originali ben noti (22-23).
Non si può fare a meno di sottolineare l’attribuzione di Matilde alla schiatta degli Este, realizzata dalla tradizione erudita cresciuta, appunto, in ambito estense. Già in pieno ‘400, infatti, e lungo tutto il ‘500, storici e intellettuali della corte ferrarese si erano impegnati per dimostrare una discendenza comune tra le due dinastie: estense e canossana. I signori avevano caldeggiato, in tal senso, la raccolta di prove e appigli documentari, anche per rafforzare la legittimazione politica del loro potere che, alla lunga, doveva condurre a legami col papa e l’imperatore. Intorno alla metà del ‘500, Matilde venne indicata come sposa - improbabile - di Azzo II d’Este o di Alberto d’Este, conosciuto come Azzo III. Questo esile filo di sutura era destinato a spezzarsi poco dopo, mentre veniva compiendosi la devoluzione del ducato ferrarese alla Santa Sede (1598). Tra Pepoli ed Estensi esisteva un lontano raccordo parentale: Giacoma, figlia di Romeo, aveva sposato Obizzo di Aldrevandino, forse agli inizi del ‘300.
Agli Este i Pepoli e la loro cerchia erudita guardarono anche come a un modello al quale ispirarsi per la rievocazione di certe ambiziose origini familiari. In questo ambito, dalla corte estense uscirono opere di straordinario valore storico e artistico. Esponiamo oggi per la prima volta un importante esemplare di genealogia estense a medaglioni (27); conservato tra i manoscritti della Biblioteca dell’Archivio, è stato restaurato per l’occasione presso il nostro Laboratorio. Il codice, di autore ignoto, risale ai primi decenni del ‘600. La sequenza dinastica si apre con la raffigurazione di Azzo I, qui riconosciuto come primo signore di Ferrara (anno 1096), per terminare bruscamente con Alfonso II (1588), lasciando incompiuti immagini e testi. Interessante, ma nel quadro di una consolidata tradizione, lo schema genealogico realizzato, modulato dalla successione dei discendenti maschi titolari del dominatus: ciascuno è raffigurato insieme alle mogli e ai figli, seguendo una rappresentazione della famiglia intesa come un grande consorzio, composto da differenti nuclei domestici.

Documenti
22. “Passaporto di Matilde contessa a Pietro Pepoli suo consiliere ed ambasciatore” (1105). Matilde di Canossa concede a Pietro Pepoli, giurista bolognese, e agli uomini della sua cerchia l’esenzione dal pagamento di dazi e pedaggi, ovvero il diritto di libera circolazione, per vie di terra e d’acqua, nei territori del dominio canossano. L’esemplare è una copia semplice probabilmente della prima metà del sec. XVII, come suggeriscono anche alcune note a tergo. Si tratta in realtà di un documento falso, imitativo di diplomi matildici autentici. Si noti, in questo senso, in basso a sinistra, il signum consueto di Matilde, una croce nella quale è inserito a guisa di sottoscrizione MATILDA DEI GRATIA SI QU(I)D EST (Pepoli, Instrumenti e scritture, I/A, 1, n. 1)
23. Diploma di Federico I Barbarossa a favore di Alberto da Prato, conte (1164, agosto, Pavia). L’imperatore riconosce al conte Alberto il pieno dominio su numerose località per lo più nell’Appennino tosco-emiliano, estendendo su queste stesse la protezione sovrana. Si tratta di una copia autentica proveniente da Vernio, redatta con ogni probabilità nell’estate 1577. È corredata di parecchie sottoscrizioni notarili, volte a rafforzare la genuinità della testimonianza, e del monogramma di Federico I, fedele imitazione di quello originale. Il documento fu acquisito dai Pepoli poiché tra le località elencate si nominano Castiglione e altri luoghi, appartenenti al cosiddetto feudo di Castiglione (Castiglione de’ Pepoli) (Pepoli, Instrumenti e scritture, I/B, 1, n. 4. 3°)
24. “Descendenza di Tadeo Pepoli figlio di Romeo in Bologna riguardante il ramo del già messere Ugo Gioseffo Pepoli quondam conte Rizardo figliuolo naturale del già conte Gioanni Pepoli senatore” (inizio sec. XVIII). Il volume, composto di 120 carte, riunisce le copie autentiche di un gruppo ben selezionato di documenti di età diverse (dall’anno 1330 al 1648) riguardanti una diramazione della casata, discendente comunque, in forma diretta, da Romeo di Zerra. La raccolta si apre con la ricostruzione grafica del ramo genealogico cui appartenne Ugo Giuseppe, vissuto in pieno ‘600 e discendente di Filippo e di Giovanni, entrambi senatori nel sec. XVI. Si tratta, nel complesso, di un modello particolare di rappresentazione genealogica, centrata sulla documentazione scritta capace di testimoniare la legittimità successoria di prestigio, onori e ricchezze (Pepoli, 354)
25. Discendenza da Taddeo (fine sec. XVIII). Della famiglia Pepoli non si conservano alberi genealogici completi, che certamente esistevano e che presumiamo perduti. Questo albero è visibilmente incompleto e contiene alcuni errori. Venne compilato a corredo e illustrazione di quanto segnalato nello scritto sottostante. Si trattava di supportare la legittimità dell’investitura del feudo di Castiglione a favore del marchese Guido, vivente, dopo che per cinque secoli (dalla metà del ‘200 alla metà del ‘700 circa), l’investitura e la dignità di signore avevano costituito un diritto riconosciuto a tutti quanti i discendenti maschi (Malvezzi, 759)
26. G. Pietro de’ Crescenzi Romani, Corona della nobiltà d’Italia overo compendio dell’istorie delle famiglie illustri, Bologna 1639. Il sottotitolo del volume ci illustra i contenuti “nella quale (Corona) con varie osservazioni specolative e politiche sono intrecciate le glorie di più di quattromila casati nobilissimi d’Europa ...” . Il gruppo dei Pepoli viene inserito, come altre dinastie bolognesi, nel novero della più prestigiosa, illustre nobiltà europea. Ai Nostri tuttavia è dedicata particolare importanza: su di loro converge tutta la 19a narrazione - Di Casa Pepola discesa dalla schiatta regale d’Inghilterra - dove, oltre alle fantasiose ma avvincenti storie delle origini e alle dettagliate gesta dei personaggi emergenti, l’erudito ricostruisce contatti e diramazioni genealogici della Casa, attraverso l’ Italia e l’ Europa (Archivio di Stato di Bologna, Biblioteca)
27. Genealogia estense (sec. XVII). Il codice di 25 carte, esposto qui per la prima volta dopo accurati interventi di restauro, costituisce un prezioso esemplare di genealogia a medaglioni. Presso gli Estensi, questa tradizione ebbe probabilmente inizio nel tardo Quattrocento con Pellegrino Prisciani, umanista e intellettuale di corte, nonchè archivista ufficiale della stessa. Nella biblioteca del nostro istituto si conservano altri esemplari della storiografia erudita ferrarese, tra cui un altro importante codice con genealogia estense a medaglioni (metà sec. XVI), attribuito al fiorentino Alberto Lollio, che fu apprezzabile letterato di corte (Archivio di Stato di Bologna, Biblioteca)