7. Bologna nella Repubblica romana

Intanto a Roma gli eventi precipitarono rapidamente fino all’assassinio del presidente del Consiglio dei ministri Pellegrino Rossi il 15 novembre 1848 e alla fuga di Pio IX a Gaeta il successivo 24 (68).
Innegabile lo spirito di protagonismo che animò all’epoca il giovane Pepoli: di lui il Bottrigari, in merito al nuovo periodico annunciato dal marchese, annotò come questi fosse «sempre intento a far parlar di sé», e non trascurò di segnalare come il nostro si mostrasse «molto amante di popolarità» riportando la notizia dell’elezione del Pepoli il 30 novembre 1848 alla presidenza del Circolo popolare, associazione inaugurata il precedente 9 novembre presso l’atrio del Teatro Contavalli a seguito della scissione di alcuni membri del Circolo nazionale bolognese (69).

Fu quest’ultimo l’evoluzione in senso democratico del Circolo felsineo, società fondata il precedente 25 aprile e votata per statuto a «procurare ai componenti la medesima un luogo di convegno per la lettura dei giornali e per conversare insieme» (art. 2). Dal 10 ottobre 1848 il Pepoli ne ricoprì la vicepresidenza (70). A partire dal 13 novembre 1848, dopo il comprensibile periodo di sbandamento e dispersione, il Circolo felsineo aveva cambiato nome in Circolo nazionale e modificato lo statuto, dandosi come scopo principale la promozione degli «interessi patrii e nazionali» (art. 3).
Primo presidente del sodalizio rinnovato fu l’avvocato Clemente Taveggi. Il 30 gennaio 1849 il suo successore e già dimissionario Quirico Filopanti arrivò a offrire al Pepoli la presidenza del Circolo (71), che andò invece all’avvocato Pietro Faldi. Troppo radicali, dunque, dovevano apparire al giovane Gioacchino le proposizioni dei maggiorenti della società e ancora lontana dal suo orizzonte politico la prospettiva della «formazione di un regno dell’Alta Italia con l’annessione al Piemonte del Lombardo-Veneto e dei Ducati, mostrandosi favorevol[e] piuttosto al programma di una Lega fra gli stati italiani, indipendentemente da favoritismi e interessi dinastici».
In realtà il Pepoli recava su di sé tutto il peso del nome della madre e delle rivendicazioni dei Murat al trono di Napoli. Non di meno continuò a rivestire, almeno fino al 5 febbraio 1849, la carica di vicepresidente del Circolo nazionale.
Fu in questo contesto che maturarono verosimilmente l’orientamento verso il Circolo popolare, che si era stabilizzato su posizioni più moderate, e la collaborazione col periodico diretto da Luigi Frati «Unità. Giornale politico scientifico e letterario», organo dei “costituzionali pontifici”.

A Roma frattanto la Suprema giunta di Stato, insediatasi il 12 dicembre 1848 in sostituzione del potere esecutivo, aveva decretato la convocazione di un’Assemblea costituente degli stati romani (72), eletta a suffragio universale il 21 gennaio 1849 e convocata solennemente il successivo 5 febbraio. È il cugino e costituente Carlo Luciano Bonaparte a riassumere l’auspicio che animava all’epoca la classe dirigente più illuminata (73).
Il Pepoli, data la “minore età” (non aveva, infatti, ancora compiuto i venticinque anni previsti), non poté essere eletto all’Assemblea nazionale, anche se fu membro di una commissione incaricata di garantire l’ordine pubblico durante le elezioni a Bologna (74). Il 9 febbraio 1849 l’Assemblea proclamò solennemente la decadenza del potere temporale del pontefice e la nascita della Repubblica romana (75), retta prima da un Comitato esecutivo e poi, a partire dal 29 marzo, da un Triumvirato.

Bologna, sebbene non avesse inizialmente corrisposto al “giubilo comune” per la proclamazione della Costituente, prese parte attiva alla vita del nuovo organismo statale, guidata dal preside della provincia il democratico Carlo Berti Pichat (76) e dal suo successore Oreste Biancoli. E anche il marchese Pepoli, sebbene di tendenze moderate, aderì alle iniziative di rinnovamento promosse dal governo centrale: fu, ad esempio, membro di una commissione incaricata di gestire il passaggio dei beni ecclesiastici alla Stato (77) e invitato, senza esito, dall’amico e ministro degli esteri Carlo Rusconi a prendere parte attiva alle relazioni diplomatiche della Repubblica con gli stati tedeschi (78-79).
Tra il marzo e l’aprile 1849, tanto l’«Unità» coi suoi articoli che il Circolo popolare coi suoi manifesti, non risparmiarono comunque di polemizzare col governo rivoluzionario, ultrademocratico e unitario della Repubblica romana, incapace – secondo il Frati – di impostare e sostenere con efficacia l’azione militare contro l’Austria.

Documenti
68
. «Gazzetta di Bologna», 28 nov. 1848
69Statuto del Circolo nazionale bolognese, s.l., [1848]
70. Il Circolo felsineo bolognese a Gioacchino Napoleone Pepoli, s.l., 12 ott. 1848 (G. N. Pepoli, Carteggio, Comitati elettorali ed associazioni politiche, 15. Circolo felsineo)
71. Quirico Filopanti a Gioacchino Napoleone Pepoli, Bologna, 30 gen. 1849 (G. N. Pepoli, Carteggio, Scienziati, 16. Filopanti Quirico)
72. Decreto di convocazione dell’Assemblea nazionale, 29 dic. 1848 (stampe governative)
73. Charles Lucien Bonaparte a Gioacchino Napoleone Pepoli, Roma, 23 dic. 1848 (G. N. Pepoli, Carteggio, Principi, 21. Bonaparte Chalers Lucien)
74. Carlo Berti Pichat a Gioacchino Napoleone Pepoli, Bologna, 17 gen. 1849 (G. N. Pepoli, Carteggio, Uomini politici, 85. Berti Pichat Carlo)
75. Decreto di proclamazione della Repubblica romana, 9 feb. 1849 (stampe governative)
76. Ritratto di Carlo Berti Pichat (BCA, collezione dei ritratti, A/6, cart. 91, n. 2)
77. Il preside della provincia di Bologna a Gioacchino Napoleone Pepoli, Bologna, 28 feb. 1849 (G. N. Pepoli, Carte politiche, 1848, 3. Guardia civica)
78. Carlo Rusconi a Gioacchino Napoleone Pepoli, Roma, 22 feb. 1849 (G. N. Pepoli, Carteggio, Impiegati, 60. Rusconi Carlo)
79. Carlo Rusconi a Gioacchino Napoleone Pepoli, Roma, 1° mar. 1849 (G. N. Pepoli, Carteggio, Impiegati, 60. Rusconi Carlo)

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