1. I Pepoli a Bologna e in Europa

Gli storici del ‘600 facevano risalire le origini della famiglia Pepoli a personaggi famosi del X o XI secolo: si trattava di ipotesi fantasiose, finalizzate a esaltare il prestigio familiare. La casata, che alcuni studiosi recenti considerano di provenienza romagnola, sembrerebbe documentata in città già nell’ultimo decennio dell’XI secolo e nel secolo successivo. Ma le prime attestazioni certe di membri della famiglia risalgono al ‘200 e si trovano per lo più in documenti notarili scritti su pergamena. Fra questi il testamento di Zerra di Romeo (1) che già nel 1251 conferma la presenza dei Pepoli in via Castiglione, zona in cui il famoso Romeo acquistò il primo nucleo immobiliare su cui poi il figlio Taddeo avrebbe fatto costruire nella prima metà del XIV secolo la prestigiosa residenza familiare.

Sin dalle prime generazioni i Pepoli avevano esercitato l’arte del cambio e avevano assunto come insegna lo “scacchese”, raffigurante la tavola a scacchi bianchi e neri utilizzata per rapidi conteggi sul rapporto fra monete diverse.
Nel corso del ‘200 molti esponenti della famiglia ricoprirono cariche nelle magistrature comunali ed ebbero ruoli nella scena politica della città, mantenendo sempre la loro fedeltà alla Chiesa e scontrandosi per questo con le maggiori famiglie ghibelline di Bologna.
Alcuni membri della famiglia furono protagonisti della vita economica bolognese: fra questi Romeo, che con la sua attività di banchiere aveva contribuito in maniera significativa all’incremento patrimoniale della famiglia (2).

Dai primi anni del ‘300 Romeo ebbe anche l’autorità, se non il titolo, di signore di Bologna, accumulando, pur nel rispetto delle istituzioni cittadine, un forte potere politico ed economico, tanto da essere ritenuto uno degli uomini più ricchi e potenti dell’Italia del XIV secolo. Questo eccessivo potere lo fece scontrare con altre famiglie bolognesi che, coalizzatesi, lo costrinsero nel 1321 ad abbandonare la città con tutta la famiglia.
Rientrati i Pepoli nel 1327, Taddeo (3) divenne nel 1337 signore di Bologna, acquisendo in seguito anche il titolo di vicario pontificio. Taddeo fu anche un personaggio di spicco nella storia italiana del ‘300: dottore in diritto civile e canonico e contrario alla violenza, svolse il ruolo di moderatore delle tensioni cittadine, conquistando la devozione dei bolognesi, attestata dalla solenne sepoltura in San Domenico e dalle decorazioni araldiche della splendida miniatura del Maestro del 1346 (4) che gli rende omaggio per il periodo di pace e tranquillità che aveva saputo donare a Bologna.
Alla morte di Taddeo, la signoria passò ai figli Giovanni e Giacomo, che ressero la città fino al 1350, anno in cui iniziarono le signorie forestiere. Da allora i Pepoli non furono mai più signori di Bologna, pur rimanendo sempre presenti nelle più alte magistrature cittadine.

In età moderna, i Pepoli si ramificarono in alcune linee principali, tutte derivanti dai figli di Guido di Romeo, discendente da Giovanni signore di Bologna: il ramo dei legittimati (linea di Filippo), il ramo comitale e il ramo marchionale (linea di Girolamo). Di entrambe le linee abbiamo una documentazione archivistica vasta e antica: gli archivi della linea di Filippo sono conservati alla Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, quelli della linea di Girolamo in Archivio di Stato. Questi ultimi sono giunti in Archivio di Stato tramite gli eredi di Gioacchino Napoleone Pepoli.
I tre rami continuarono ad abitare vicini, anche quando fu costruito, nel ‘600, il Palazzo nuovo davanti a quello vecchio in strada Castiglione (5-7), e a comportarsi da grande clan come ai tempi della loro attività di cambiatori. Molti Pepoli furono senatori di Bologna, in una linea e nell’altra. Il ramo comitale e il ramo marchionale, i cui beni si sarebbero riuniti nell’800 proprio in Gioacchino, condividevano la gestione del feudo di Castiglione, concesso dall’imperatore Carlo IV nel 1369 (8).
Ma i Pepoli avevano molte altre proprietà, nel modenese, nel ferrarese e in Romagna, vantavano due marchesati e titoli di nobiltà veneziana e romana (9-10), si consideravano sudditi dell’Impero (11) e molto poco dello Stato pontificio, in contrasto netto con la loro tendenza guelfa in età medievale.

Il forte senso di coesione familiare, l’arroganza del loro passato di signori della città, la tendenza alle imprese militari e alle risse cittadine, persino uno stato di tensione e di polemica antiromana e anticuriale furono caratteristiche costanti delle varie linee durante i secoli XVI-XVIII. Ma ci furono anche carriere e viaggi all’estero, come quello in Inghilterra narrato dal marchese Giovanni Paolo nel suo diario (12), o il mecenatismo del conte Sicinio, grande imprenditore di musica operistica e consigliere imperiale (14). Il marchese Giuseppe (15), all’inizio dell’800, ereditò i beni del ramo comitale che sarebbero poi passati a Gioacchino Napoleone Pepoli.
Alcuni personaggi si distinsero in simpatie per il riformismo illuministico e contatti con élites straniere, una tradizione che doveva saldarsi nel matrimonio di Guido Taddeo, il padre di Gioacchino, con Letizia Murat, la figlia dell’ex re di Napoli Gioacchino Murat e di Carolina, sorella di Napoleone I.
L’alleanza matrimoniale fra i Pepoli e i Bonaparte segna il punto d’incontro fra la storia dell’antica e orgogliosa famiglia bolognese e l’ideale napoleonico-rivoluzionario, che sembrano entrambi una premessa: di quelli che saranno, in età risorgimentale, il fervido patriottismo e gli ideali sociali di Gioacchino Napoleone Pepoli.


Documenti
1. Testamento di Zerra di Romeo Pepoli, rogato da Rolandino Passeggeri, 8 ottobre 1251. Uno dei documenti più antichi relativi alla famiglia Pepoli, ci attesta che a quest’epoca i Pepoli abitavano già in strada Castiglione, dove sorgerà il primo palazzo di famiglia (San Francesco, 335/5078, n. 9)
2. Estimo di Romeo Pepoli e altri membri della famiglia, 1315. Contiene le denunce delle proprietà mobiliari e immobiliari dei Pepoli ed è la testimonianza di un forte incremento del patrimonio familiare rispetto alla fine del secolo precedente (Comune, Ufficio dei Riformatori degli Estimi, serie II, busta 161)
3. Ritratto di Taddeo Pepoli (tratto da Nelle auspicatissime nozze del n.u. marchese Gioachino Napoleone Pepoli con Federica Guglielmina principessa di Hohenzollern Sigmaringen. Dettato italiano del dottor Salvatore Muzzi colla versione tedesca dell’avvocato Enrico Facci, Bologna, Tipografia Sassi nelle Spaderie, [1844]) (Collezione privata Rosati Pepoli)
4. Statuto della società dei Drappieri, 1346. Questo prezioso codice, redatto e miniato negli anni della signoria di Taddeo Pepoli, dimostra l’importanza politica assunta dalla famiglia nel contesto cittadino, attraverso le scelte iconografiche: stemmi e cimieri dei Pepoli, una scena che rende omaggio alla cultura giuridica di Taddeo (Comune,
Capitano del Popolo, Società d’arti e d’armi, busta VII)
5. Palazzi Pepoli in via Castiglione (Pepoli, Mappe, piante e disegni, cartella I, secolo XVII)
6. Rappresentazione di Palazzo Pepoli Campogrande (Anziani Consoli, Insignia, vol. XI, 1700)
7. Rappresentazione di Palazzo Pepoli Campogrande (Anziani Consoli, Insignia, vol. XI, 1710)
8. Pianta di Castiglione dei Pepoli (Pepoli, Mappe, piante e disegni, cartella III)
9. Concessione di privilegio della nobiltà veneta ai membri della famiglia Pepoli, 1686. Le concessioni di cittadinanza e nobiltà venivano rinnovate ai vari discendenti e conservate come prove del prestigio familiare (Pepoli, Storia genealogia nobiltà)
10. Concessione di privilegio della cittadinanza romana a Cornelio Pepoli, 1691. Il registro è rilegato in cuoio dorato con nastri di seta e un sigillo pendente racchiuso in una teca argentea con l’impressione dello scacchese, emblema di famiglia (Pepoli, Storia genealogia nobiltà)
11. Rinnovi dell’investitura del feudo di Castiglione, secolo XVIII. I Pepoli richiedevano periodicamente agli imperatori del Sacro Romano Impero il rinnovo della investitura del feudo di Castiglione, la quale veniva concessa in forma solenne, corredata da sigilli in cera o in metallo dorato (Pepoli, Feudo di Castiglione)
12. Diario di Giovanni Paolo Pepoli, 1707. Il marchese Giovanni Paolo Pepoli (1667-1748) ha lasciato un diario in più volumi, in cui ricorda vicende familiari e cittadine e narra fra l’altro un suo viaggio in Inghilterra nel 1707 al seguito di un’ambasceria veneziana (Pepoli, Storia genealogia nobiltà)
13. Menù di un banchetto offerto dal conte Sicinio Pepoli, nella sua funzione di tesoriere della magistratura cittadina degli Anziani Consoli, 1717, particolare (Pepoli, Amministrazione)
14. Carlo Broschi Farinelli a Sicinio Pepoli, 1731. Il conte Sicinio fu grande mecenate degli artisti dell’opera teatrale italiana. In questa lettera il più celebre dei cantanti castrati del Settecento, Farinelli, si congratula affettuosamente con il conte per la nascita del suo unico figlio maschio, Odoardo, che sarà anche l’ultimo del ramo comitale della famiglia (Pepoli, Carteggi)
15. Ritratto di Giuseppe Pepoli (Biblioteca comunale dell’Archiginnasio [d’ora in poi BCA], collezione dei ritratti, A/45, cart. 74, n. 1)

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