9. I «Mille di Marsala» tra gli emigrati politici

La campagna garibaldina del 1860 accolse nelle sue fila un gran numero di giovani volontari veneti, emigrati per prendere parte alla spedizione in Sicilia, nella convinzione che, liberate infine anche Roma e Venezia, sarebbero potuti rientrare da vincitori nella loro terra d’origine. Ma, terminata la spedizione dei Mille con la conquista dell’ex Regno delle Due Sicilie, in gran numero considerarono concluso il loro impegno di volontari e preferirono rassegnare le dimissioni: si congedarono, rifiutando l’arruolamento nell’esercito regolare e incassando una gratifica pari a sei mesi di paga.
A quel punto, però, compromessi politicamente nelle lotte per l’indipendenza, non poterono tornare nel Veneto, ancora austriaco.

Iniziava così per gli ex garibaldini veneti una difficile vita da esiliati. Alcuni, dopo la fine della campagna meridionale, si trovarono davvero privi di ogni mezzo di sussistenza, nell’impossibilità materiale di provvedere a se stessi ed eventualmente alla famiglia; altri, feriti in battaglia, non erano in condizioni di lavorare ed anzi necessitavano spesso di cure e assistenza. Moltissimi furono costretti a tentare la strada dei magri aiuti economici statali e a rivolgersi al Ministero dell’interno, per ottenere sussidi o sovvenzioni straordinarie, o anche un impiego che consentisse loro di vivere dignitosamente.

Finalmente, nel 1862, il neonato Regno d’Italia concesse ai «Mille di Marsala» un assegno mensile di 40 lire, quasi un’anticipazione rispetto al vitalizio annuo di 1.000 lire, che sarà decretato in loro favore nel 1865. Tra gli emigrati politici, tre giovani veneti – Pietro Cristofoli, Enea Ellero, Placido Fabris – arrivarono nel 1862 a Bologna per frequentarvi l’Università, trasferendosi da quella di Pavia. Ricevevano quindi il pagamento del sussidio dal Comitato per l’emigrazione della città emiliana (1), dove nell’ottobre del 1863 risultavano domiciliati sei «superstiti ai Mille di Marsala» aventi diritto all’assegno mensile (2).

Gli stessi che, l’anno successivo, otterranno il «brevetto comprovante la… partecipazione a quella spedizione» e la «medaglia dei Mille accordata dal Municipio di Palermo» (3), a ricordo dell’impresa di Marsala: fu sulla base di tali riconoscimenti che i reduci garibaldini poterono beneficiare, a partire dal 1865, della pensione vitalizia dello Stato italiano.

Citazioni bibliografiche e archivistiche

1. La Prefettura di Bologna al Comitato per l’emigrazione in Bologna, 7 dicembre 1862 (Archivio di Stato di Bologna, Commissione provinciale per i sussidi all’emigrazione politica, b. 43).

2. Prospetto degli assegni mensili corrisposti dal Comitato per l’emigrazione in Bologna ai «superstiti ai Mille di Marsala», ottobre 1863 (ibidem).

3. Dichiarazione di Pietro Cristofoli, 27 maggio 1864 (ibidem).

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