3. La Bologna degli “oziosi e malfattori”

Bologna, a metà degli anni Settanta dell’Ottocento, gli anni in cui Pascoli vi si trasferì per frequentare la Facoltà di Lettere, era uno dei centri più attivi dell’Internazionalismo anarchico in Italia; lo stesso Bakunin vi aveva soggiornato nei giorni convulsi del fallito moto del 1874. Fra gli iscritti tanti giovani, e fra di essi molte donne, in molti casi studenti o appartenenti alla piccola e piccolissima borghesia cittadina, cresciuti nell’idealismo garibaldino e risorgimentale, in molti casi delusi dalla realtà postunitaria, disposti a sacrificare se stessi (e i propri patrimoni) per la causa internazionalista. Spesso privi di esperienza e dotati di scarsa preparazione teorica, non si può negare ch’essi nutrissero piena convinzione nei propri ideali e nella possibilità di realizzarli.

La Bologna post-unitaria eredita dalla Bologna pontificia problemi che oggi definiremmo di degrado urbano: sporcizia, vagabondaggio, microcriminalità diffusa. Allo stesso tempo, però, proprio negli anni che  il nostro percorso espositivo prende in esame, è anche una città ricca di potenzialità e di fermenti che la condurranno, tutto sommato in tempi brevi, ad assumere una fisionomia europea e un ruolo di primo piano rispetto alle innovazioni produttive, alle conquiste sociali, alla ricerca scientifica e culturale.
In questo contesto, animato da una fervida attività progettuale, in cui Bologna diviene una città  d’avanguardia, sotto il profilo dell’attività mutualistica e dell’associazionismo solidaristico, il giovane Giovanni Pascoli e i suoi indimenticabili amici e sodali di studio e di lotta tracciano (nei loro febbrili spostamenti e nascondimenti tra case di militanti fidati, botteghe di artigiani affiliati alla “setta” internazionalista, osterie, trattorie, alberghi, ma anche teatri al passo coi tempi, caffè e circoli di varia umanità) una geografia, quasi una planimetria, del cuore che ci entusiasma e commuove ancora.

La Bologna di cui stiamo parlando, sospesa tra perbenismo, amore e anarchia, rivivrà nelle pagine de Il diavolo al Pontelungo di Riccardo Bacchelli, che s’impernia sui fatti legati ai moti dei prati di Caprara del 1874, proprio il periodo in cui Pascoli comincerà ad affacciarsi alla vita pubblica e alla sua particolare formazione universitaria. Le carte documentarie esposte in mostra individuano per frammenti la dimensione storico-antropologica di una città in via di modernizzazione e inquadrano una gioventù che seppe coltivare e coniugare ingegno e ribellione, rispetto per i maestri e loro superamento, spirito di sacrificio individuale e slancio umanitario oltre ogni confine.

È proprio grazie ai minuziosi resoconti dei tanti informatori della Pubblica Sicurezza che possiamo oggi ricostruire nel dettaglio le giornate di quei giovani socialisti, considerati “malfattori” e “oziosi”, e soggetti come tali ad “ammonizioni” e sorveglianza. Sono giornate largamente spese all’interno dei caffè, delle osterie e dei teatri, alcuni dei quali ritornano costantemente nei documenti esposti, come la Locanda del Foro Boario, fuori porta Mazzini, dove lavorava come cameriere Teobaldo Buggini, membro di spicco dell’Internazionale bolognese, il ristorante di via Cimarie, l’Osteria del Chiù, fuori porta San Felice, l’Albergo dei Quattro Pellegrini, in via del Mercato di Mezzo, o l’Osteria del Sole, in via dei Ranocchi, la più antica nonché l’unica ancora esistente.


Didascalie

1. Nota 2479 della Questura di Bologna del 19 novembre 1877: la sorveglianza esercitata sugli internazionalisti Berardi, Buggini e Faggioli porta la Questura a tracciare una mappa dei luoghi frequentati dai medesimi, strettamente legati a Pascoli. Archivio di Stato di Bologna, Prefettura di BolognaGabinetto, b. 445.
2. Arnaldo Romagnoli (1875 - 1930), Via Cimarie, da lastra originale (FII/100). Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale.
3. Guido Neri (Bologna,  1874 - 1940), Via Cimarie vista da via degli Orefici, penna acquerellata su carta filigranata (D/III, 606). L’osteria di via Cimarie si trovava in un vicoletto chiuso tra via degli Orefici e via Mercato di Mezzo, poi Rizzoli, scomparso nei lavori di allargamento di via Rizzoli all’inizio del Novecento. Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale.
4. Pubblicità per l’Albergo Bella Venezia e Quattro Pellegrini, litografia. Fondo Antonio Brighetti. L’Albergo e Ristorante dei Quattro Pellegrini si trovava al numero 27 di via Mercato di Mezzo, poi Rizzoli, attiguo alla grande pescheria pubblica, in un tratto di strada scomparso nei lavori di allargamento di via Rizzoli all’inizio del Novecento. Presente nel Gioco nuovo di tutte l’osterie, che sono in Bologna, con le sue insegne e sue strade... di G.M. Mitelli del 1712, con la precisazione “buoni gallinazzi”, nella seconda metà dell’Ottocento l’Albergo dei Quattro Pellegrini venne riunito in un’unica gestione con l’attiguo Bella Venezia e dopo l’unificazione italiana passò in mano a Filippo Menarini. Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale.5. Guido Neri (Bologna,  1874 - 1940), Il Mercato di Mezzo e la torre Asinelli, Penna acquerellata su carta (D/III, 639). Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale.
6. Nota 2491 della Questura di Bologna del  21 novembre 1877: sorveglianza sugli internazionalisti Berardi, Buggini e Faggioli. Archivio di Stato di Bologna, Prefettura di BolognaGabinetto, b. 445.
7. Guido Neri (Bologna,  1874 - 1940), Strada Maggiore dov’era il Caffè dei Cacciatori, penna acquerellata su carta filigranata. Firmato (D/III, 593). A proposito di questo caffè narra Maria Pascoli che il fratello “Usciva soltanto la sera sull’imbrunire e andava a passare qualche ora nel cenacolo carducciano, oppure si recava in un caffè che stava aperto tutta la notte (il Caffè dei Cacciatori) dove capitavano altri suoi amici a prendere il caffè. Si sedeva anche lui con loro a un tavolino, parlando e discutendo … Quando poi tutti andavano a casa, egli si ritirava a un tavolino lontano dall’ingresso e restava lì a scrivere per qualche giornaletto fino alle prime luci del mattino” (Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, Milano 1961, pp. 60-61). Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale.
8-9. Biglietto d’ingresso per rappresentazione al Teatro Brunetti, con timbro gennaio 1891, cartoncino colorato e Pubblicità per lo spettacolo della Compagnia Equestre di Emilio Guillaume da rappresentarsi al Teatro Brunetti il 5 maggio 1878, Bologna, Stab. Tip. Succ. Monti, 1878. Il teatro Brunetti, che nel 1898 sarebbe stato intitolato ad Eleonora Duse, si trovava in via Cartoleria, nel palazzo dove dal XVII secolo fino al 1822 era stato ospitato un collegio gesuita, il Collegio dei Nobili San Saverio, con annesso un teatro privato per dilettanti. Nel 1822 la proprietà dell’immobile passò ad Antonio Brunetti, che in un primo momento affittò il teatro a burattinai e a compagnie filodrammatiche. Alla sua morte i nipoti decisero di operare una profonda ristrutturazione per ammodernare e ampliare il teatro, che venne inaugurato ufficialmente nel 1865 e divenne ben presto uno dei più importanti della città. Nel 1898 il teatro cambiò ancora una volta proprietario e nome, diventando Teatro Duse. Ristrutturato nel 1904 fu poi negli anni Quaranta che assunse l’aspetto attuale. Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale.
10. Nota 1360 della Questura di Bologna del 10 giugno 1878: riunione all’Osteria del Gallo, fuori Porta Sant’Isaia, in cui Pascoli viene espressamente nominato per la prima volta. “Questa riunione infatti ebbe luogo la sera del 9 corrente entro il locale designato, e vi prese parte un buon numero di affiliati, fra i quali furono rimarcati i noti = Lolli, Pascoli, Pradelli, Cecchini, Ronchi, Venturini, Leonesi, Casalini, Sandri, un certo Francolini da Rimini ed il toscano Grassi Gaetano”. Archivio di Stato di Bologna, Prefettura di BolognaGabinetto, b. 446.
11. Particolare della mappa del Catasto Gregoriano in cui è segnalata la posizione dell’Osteria del Gallo (sec. XIX). Archivio di Stato di Bologna, Catasto GregorianoMappe, cart. 165, San Paolo di Ravone.
12. Nota 3688 del Ministero dell’Interno del 26 giugno 1878: riunione all’Osteria del Chiù, fuori porta San Felice, a cui “intervennero 78 persone, tra cui i noti Leonesi, Pascoli, Berardi e certo Cecchini Giovanni di Riccione ...”. Archivio di Stato di Bologna, Prefettura di BolognaGabinetto, b. 446.
13. Anonimo bolognese (seconda metà del sec. XVIII), Insegna dell’Osteria del Chiù, olio su tavola. L’Osteria del Chiù si trovava fuori porta San Felice, in Borgo Ravone. L’osteria, con annessi mulino e botteghe artigiane, è citata anche ne La secchia rapita di Alessandro Tassoni (I,31) e aveva come insegna l’mmagine dell’uccello rapace chiù, più noto come assiuolo. Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale.
14. Guido Neri (Bologna,  1874 - 1940), L’Osteria del Chiù, penna acquerellata su carta (D/III, 654). Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale.
15. Nota 85 dei Carabinieri Reali dell’8 aprile 1879: informazioni sulla condotta di vita del Buggini, cameriere alla Trattoria del Foro Boario, e membro attivo della Federazione Bolognese dell’Internazionale. Archivio di Stato di Bologna, Prefettura di BolognaGabinetto, b. 448.
16. Bologna - Mercato vecchio del Foro Boario, cartolina postale. Fondo Giovanni Mengoli. A proposito della trattoria del Foro Boario, situata nei pressi dell’attuale piazza Trento e Trieste, che allora ospitava il mercato del bestiame, Maria Pascoli annotava che il fratello “continuava ad andare a mangiare alla trattoria del Foro Boario dove pure andava quando si trovava a Bologna Andrea Costa. Allorché però non aveva più soldi per pagare si eclissava, e non ritornava tra la compagnia chiassosa e spensierata fino a che non avesse potuto avere qualche po’ di denaro. Allora si ripresentava tutto pieno di brio e di buon umore, come se nel frattempo gli fosse avvenuta chissà quale inaspettata fortuna”. (Maria Pascoli, Lungo la vita di Giovanni Pascoli, Milano 1961, p. 60). Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale.
17. Anonimo fotografo bolognese (primo decennio del sec. XX), Il Foro Boario, da positivo originale.Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale.
18. Anonimo fotografo bolognese, Il Foro Boario, da positivo originale. Fondo Antonio Brighetti. Sul cartoncino di supporto: firma e data (1901).Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Biblioteca di San Giorgio in Poggiale.
19. Nota 1399 della Questura di Bologna del 17 giugno 1878: resoconto di una riunione, cui prese parte anche Pascoli, che avrebbe dovuto tenersi alla Locanda del Foro Boario, poi spostata all’Osteria del Sole, in via dei Ranocchi. Archivio di Stato di Bologna, Prefettura di BolognaGabinetto, b. 446.
20. Nota 2697 della Questura di Bologna del 15 dicembre 1879: resoconto di un convegno di internazionalisti all’Osteria del Sole, in cui si accenna ad “un pranzo non lauto, la spesa del quale ... sarebbe stata sostenuta dai settari bolognesi concorrendo ciascuno in proporzione maggiore o minore a seconda del loro stato finanziario”. Archivio di Stato di Bologna, Prefettura di BolognaGabinetto, b. 448.
21. Mappa quattrocentesca dell’Osteria del Sole. L’Osteria del Sole, citatissima nei documenti della Prefettura, si trovava e si trova tuttora in Vicolo dei Ranocchi, fra via Orefici e via Pescherie Vecchie, ed è la più antica osteria bolognese ancora esistente. A dimostrarlo, uno schizzo conservato nel fondo delle Corporazioni religiose soppresse dell’Archivio di Stato, dove è tracciata una pianta dell’osteria datata 1475, allegata ai documenti della causa fra gli eredi di Giovanni Guidotti, che aveva comprato “una casa ad uso d’ostaria all’insegna del Sole posta in Bologna nella via delle Pescarie sin dall’anno 1468.29 marzo” e gli eredi di Nicolò Sanuti, proprietari di una parte dei locali. Nel Gioco nuovo di tutte l’osterie, che sono in Bologna, con le sue insegne e sue strade... di G.M. Mitelli del 1712 dell’osteria del Sole si ricordano le “buone frittate”. Archivio di Stato di Bologna, Corporazioni religiose soppresse, n. 262/2709.
22. Particolare del Gioco nuovo di tutte l’osterie, che sono in Bologna, con le sue insegne e sue strade... di G.M. Mitelli, 1712.