8. «Vita raminga d’esiglio e di povertà»

Già dal 1860 lo Stato sabaudo decideva di assegnare alle «antiche provincie» e a Lombardia, Emilia e Toscana la somma complessiva di £. 300.000, da destinarsi «per sussidii ad emigrati politici ricoverati nel Regno». Era un modo per riconoscere i servigi resi alla causa nazionale da quanti proprio per questo erano stati costretti ad abbandonare la propria terra d’origine «sia per ordine delle autorità locali, sia per sottrarsi alle persecuzioni, sia per perdita d’impiego, quante volte siffatte cause furono determinate da ragione politica», e da coloro che, «avendo militato nelle guerre d’indipendenza nazionale, sono per età e per difetti corporali disadatti al servizio militare».

La distribuzione dei sussidi veniva gestita da apposite commissioni, istituite a questo scopo nelle città capoluogo di provincia e «composte di onorevoli cittadini» nominati dal prefetto. Così pure a Bologna, che, dopo l’annessione al Regno di Sardegna, divenne meta di tanti cittadini romani e veneti, fuoriusciti quindi dallo Stato pontificio e dai territori austro-ungarici: se riconosciuti effettivamente come emigrati politici bisognosi, la Commissione provinciale li iscriveva nei propri ruoli e li ammetteva a godere del sussidio (1-2).

Accanto agli aiuti governativi, peraltro piuttosto esigui, gli emigrati a Bologna poterono contare su un altro canale per l’assistenza e per l’erogazione di sovvenzioni. La Società di mutuo soccorso dell’emigrazione politico-italiana in Bologna si costituì nell’agosto 1862, con la finalità dichiarata di alleviare le difficili condizioni di chi doveva affrontare una «vita raminga d’esiglio e di povertà» e di «mitigare la sorte de’ poverissimi in fra di loro».

Il prof. Pietro Ellero, veneto, docente di diritto e procedura penale all’Università di Bologna ed emigrato politico lui stesso, fu il primo presidente di quella Società, una «istituzione di soccorso a poveri, sostenuta da poveri», bisognosa quindi di ogni aiuto. Ed eccolo dunque, poche settimane dopo la creazione dell’Associazione, adoperarsi per raccogliere fondi. Si rivolse, fra gli altri, alla famosissima attrice Adelaide Ristori, personalmente impegnata nella causa italiana e per questo vittima a sua volta di un provvedimento di espulsione: a quella «donna veneta, italiana e italiana grande», in procinto di recitare a Bologna, il prof. Ellero chiedeva di devolvere una parte degli incassi di una serata (3), richiesta cui la Ristori non si sottrasse.

Citazioni bibliografiche e archivistiche

1. Foglio di iscrizione di Angelo Simoni nei ruoli della Commissione per l’emigrazione, [1864] (Archivio di Stato di Bologna, Commissione provinciale per i sussidi all’emigrazione politica, b. 18).

2. Foglio di iscrizione di Raffaele Santi nei ruoli della Commissione per l’emigrazione, 1864.

3. Pietro Ellero ad Adelaide Ristori, 3 ottobre 1862 (ibidem, b. 38).

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